Il video è stato girato il 15 marzo ma è arrivato al Sir solo oggi. Riprende un attacco delle forze armate militari contro la cattedrale nella diocesi di Phekhon, città che si trova nello Stato del Shan, nella parte orientale del Myanmar. Nel video si sentono chiaramente i colpi sparati dai militari e si vedono persone in fuga. Secondo quanto riporta padre Robert, rettore della cattedrale, anche ad un prete è stata puntata contro una pistola per aver tentato di fermare l’assalto delle forze di sicurezza. Circa otto manifestanti sono state arrestati. Il resto delle persone che si trovavano all’interno del complesso della cattedrale è riuscito a fuggire sul retro, ha detto p. Robert. Il video non fa che confermare le notizie delle perquisizioni sommarie e violente che l’esercito birmano sta conducendo anche nelle chiese cattoliche e di altre chiese cristiane nel Paese. Secondo l’agenzia cattolica UcaNews, almeno quattro chiese cattoliche nei villaggi della diocesi di Pathein, nella divisione di Irrawaddy, sono state perquisite da polizia e soldati alla ricerca di presunte attività illegali o attivisti anti-golpisti l’8 aprile sera. Secondo fonti della chiesa, i militari sono entrati armati all’interno di una chiesa e hanno controllato addirittura nel cimitero. Stessa cosa è avvenuta il 3 aprile in una chiesa cattolica di Mandalay, la seconda città più grande del Myanmar. Sempre a Mandalay, il 13 aprile alcune suore dell’ordine di san Giuseppe dell’Apparizione e un gruppo di monaci buddisti sono andati a far visita alle vittime di un incendio appiccato dai militari in un quartiere dove si nascondevano attivisti. Hanno portato cibo e donazioni per la comunità. L’attacco però forse più violento è avvenuto il 1° marzo quando le forze di sicurezza hanno sfondato il cancello di una chiesa battista a Lashio mentre cercavano manifestanti anti-colpo di stato ed hanno arrestato più di 10 leader religiosi e personale che sono stati però rilasciati subito. Sono stati presi di mira anche medici e personale sanitario che si sono uniti agli scioperi per mostrare la loro opposizione alla presa di potere militare che ha spodestato il governo democraticamente eletto di Aung San Suu Kyi. Secondo fonti locali, la giunta militare ha accusato almeno 19 medici di aver partecipato alle proteste di disobbedienza civile.