Altri sette incendi sono scoppiati nei campi di Cox’s Bazar, in Bangladesh, dove vivono i rifugiati Rohingya, portando il numero totale di incendi a 84 in soli quattro mesi: lo denuncia oggi Save the Children, ricordando che lunedì scorso un altro grande incendio è divampato nell’insediamento, distruggendo i rifugi di otto famiglie insieme a una moschea, una struttura dedicata alle donne e un centro di apprendimento per i bambini. “Si è trattato del 45° incendio mortale dopo quelle devastante che il 22 marzo scorso aveva provocato la morte di 11 persone, lasciando più di 45 mila rifugiati senza casa”, dice l’organizzazione: “I profughi Rohingya, spaventati, hanno formato gruppi per controllare gli incendi di notte in modo da proteggere i bambini e i propri cari. Temono che sia solo questione di tempo prima che un altro grande incendio distrugga le loro case”. La ragione dell’improvviso aumento degli incendi rimane sconosciuta, ma si pensa che sia in parte dovuta a una stagione secca particolarmente lunga che ha reso i rifugi di bambù ancora più esposti al rischio di prendere fuoco. Sono tuttora in corso le indagini delle autorità del Bangladesh per identificare la causa dell’incendio del 22 marzo. La a sicurezza fisica dei bambini, che costituiscono circa la metà della popolazione di rifugiati a Cox’s Bazar, e la loro salute mentale rappresenta una delle preoccupazioni principali di Save the Children. Alcuni bambini stanno mostrando segni di traumi dovuti agli incendi, poiché ricordano le loro case in fiamme in Myanmar. Molti si rifiutano di mangiare o giocare, e alcuni non riescono a dormire: si svegliano e scappano, immaginando la loro casa in fiamme. “Il rischio di incendi in questi campi densamente popolati è enorme e in queste condizioni un altro disastro mortale potrebbe essere solo questione di ore”, ha affermato Onno van Manen, direttore nazionale di Save the Children in Bangladesh. Il campo di Cox’s Bazar è l’insediamento di rifugiati più densamente popolato al mondo. Vivono in condizioni precarie da quasi quattro anni. Save the Children si appella alla collaborazione tra le autorità e gli operatori umanitari per “prevenire lo scoppio degli incendi e per ricostruire immediatamente i rifugi danneggiati”.