“L’attenzione per i più bisognosi e coloro che si trovano in situazioni di vulnerabilità, in particolare per i rifugiati, i migranti e gli sfollati interni, non è solo testimonianza di fratellanza, ma una costatazione di un’attenzione al bisogno reale delle nostre sorelle e dei nostri fratelli”. Ne è convinto il card. Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, intervenuto all’evento virtuale di alto livello su “Fraternity, Multilateralism and Peace: a presentation of Pope Francis’ Encyclical Letter Fratelli tutti”. “Gli appelli incessanti ai leader e agli Organismi Internazionali per una nuova globalizzazione della solidarietà capace di soppiantare quella dell’indifferenza sono una costante del Papa e vengono ripresi sistematicamente anche nell’enciclica”, ha fatto notare il cardinale: “I rifugiati hanno sempre fatto parte della storia. Purtroppo, ancora oggi il loro numero e le loro sofferenze continuano ad essere una ferita nel tessuto sociale della comunità internazionale”. “Nell’anno in cui ricorre il 70° anniversario dell’Istituzione dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) continuiamo dolorosamente a constatare che il numero delle persone in cerca di protezione continua a salire inesorabilmente”, il grido d’allarme di Parolin. In tal senso, la Santa Sede “accoglie la visione di fondo del Global Compact sui rifugiati, che mira a rafforzare la cooperazione internazionale attraverso una condivisione della responsabilità più equa e prevedibile, ricordando al contempo che la soluzione duratura ideale e più completa è quella di assicurare i diritti di tutti a vivere e prosperare in dignità, pace e sicurezza nei propri Paesi d’origine”. Non è mancato un riferimento all’impatto che la pandemia ha prodotto e produce sui lavoratori, “anche informali, piccoli imprenditori e commercianti, che hanno visto un’erosione dei propri risparmi e hanno dovuto sovente fronteggiare delle barriere sistematiche all’accesso all’assistenza sanitaria di base”. “Nel mondo di oggi, per il bene dei processi di costruzione della pace, il formato tradizionale del dialogo sociale deve essere ampliato e diventare più inclusivo”, la proposta del segretario di Stato Vaticano, secondo il quale “il coinvolgimento delle organizzazioni dei lavoratori e dei datori di lavoro è fondamentale, ma dovrebbe essere integrato da attori che rappresentano l’economia informale e le preoccupazioni ambientali”.