Domani, 15 aprile, tutte le scuole, le università e le attività cattoliche di Haiti rimarranno chiuse per protestare contro il rapimento di dieci persone a Port-au-Prince domenica scorsa, tra cui quattro preti, due religiose e tre familiari del parroco che andava ad insediarsi nella comunità di Galette Chambon. Un sacerdote e una suora sono di nazionalità francese. È l’azione di protesta decisa dalla Conferenza episcopale di Haiti, per chiedere la liberazione delle persone sequestrate da una gang armata nei dintorni del quartiere Croix-des-Bouquets. In un messaggio scritto in creolo haitiano e inviato al Sir i vescovi invitano tutti i parroci a suonare le campane delle chiese domani a mezzogiorno e a celebrare messe per chiedere un cambiamento ad Haiti, in preda ad una grave crisi politica caratterizzata da instabilità e insicurezza. Tutta la Conferenza episcopale haitiana si ritroverà per celebrare messa domani a mezzogiorno nella chiesa di Saint-Pierre a Pétion-Ville. Facendo seguito a quanto detto il 12 aprile al Sir dal presidente della Conferenza episcopale haitiana, mons. Launay Saturné, arcivescovo di Cap-Haïtien, i vescovi denunciano la “dittatura del rapimento” e affermano: “Non dobbiamo lasciare ai banditi il potere di ucciderci, stuprarci e rapirci. Dobbiamo unirci nella preghiera per ottenere un Paese migliore”. Per la liberazione dei rapiti è stato chiesto un riscatto di un milione di euro. La Francia ha già aperto una indagine.