“La libertà religiosa in Giordania durante la pandemia di Covid-19”: è stato il tema di un incontro che si è svolto lo scorso 10 aprile ad Amman per iniziativa del Royal Institute for Interfaith Studies (Riifs) e della Fondazione “Friedrich Naumann”. Nel corso dell’evento, riferisce oggi il Patriarcato latino, sono stati presentati i risultati di uno studio condotto sul tema mettendo a fuoco gli effetti della pandemia sulla libertà religiosa. La ricerca “ha mostrato che la chiusura dei luoghi di culto ha avuto lo scopo di preservare la salute e la sicurezza dei cittadini e come il governo giordano avesse il diritto di utilizzare tutti i mezzi a disposizione per proteggere il bene comune e la salute dei cittadini in un modo che non fosse in contraddizione con la Costituzione, nonostante l’insorgere di alcune difficoltà”. Secondo lo studio “la maggior parte dei cittadini ha risentito, a livello spirituale, psicologico, sociale ed economico, della decisione di chiudere i luoghi di culto, cosa che ha spinto diverse associazioni religiose a dare il proprio contributo per mitigare gli effetti economici della pandemia. Ha anche dimostrato che i sacerdoti hanno svolto un ruolo positivo durante i periodi di chiusura, promuovendo raccolte di fondi e sensibilizzando l’opinione pubblica attraverso le omelie e i momenti di preghiera preparati con l’intento di aiutare la gente a liberarsi dalla paura e dalla tensione durante il difficile periodo della pandemia”. Nonostante le chiusure “non ci sono state conseguenze sulla pratica dei riti religiosi” anzi lo studio ha mostrato un incremento nella pratica con ripercussioni positive anche nella promozione di “atteggiamenti di solidarietà e volontariato nella società giordana”. All’incontro è stata ribadita “la necessità di prestare maggiore attenzione alla salute mentale, di aumentare il coordinamento tra gli organi di Governo, le organizzazioni della società civile, i sacerdoti e gli esperti di varie discipline per condividere le informazioni sulla pandemia ed intensificare gli sforzi per affrontarla”. Fondamentale, infine, “promuovere la cooperazione con l’Organizzazione mondiale della sanità, aumentare la cooperazione per sviluppare il discorso religioso, diffondere concetti di pluralismo e accettazione degli altri, nonché sensibilizzare sull’importanza della vita comune”.