“Il popolo di Dio soffre di malattia e fame”. Si intitola così un’analisi sulla situazione del Brasile, presentata ieri da un gruppo di esperti in occasione della prima giornata dell’assemblea plenaria virtuale della Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile, e senza impegnare in questa lettura della realtà la gerarchia. Lo studio mostra la realtà di un Paese profondamente colpito dalla pandemia Covid-19, che si avvicina ufficialmente a 13,5 milioni di casi e ha già superato i 353.000 morti, con la cifra record di 4mila morti al giorno raggiunta più volte nell’ultima settimana.
La ricerca mette in evidenza che la crisi del Paese è multi-dimensionale ed è conseguenza del “primato del denaro e della finanza”. L’analisi parla del più grande collasso sanitario e ospedaliero nella storia del Brasile. Di fronte a questa realtà, il testo sottolinea “l’importanza del vaccino e del distanziamento sociale per superare la pandemia”. Purtroppo la vaccinazione è stata finora insufficiente e il distanziamento sociale “non è mai stato fatto in modo completo e organizzato in tutto il Paese”.
In Brasile, la crisi economica e la crisi sanitaria sono profondamente correlate, sostiene ancora lo studio. Investimenti pubblici e riattivazione dell’economia sono necessari per evitare un collasso economico sempre più vicino, che si tradurrà in fame, miseria e disperazione: una realtà già presente nelle periferie delle grandi città. Una delle conseguenze più gravi “è la fame, che colpisce 19,1 milioni di brasiliani, con più della metà della popolazione senza sicurezza alimentare”. L’analisi si sofferma anche sul ruolo del presidente Jair Bolsonaro, definito “un ostacolo per il superamento della crisi, a causa del suo militarismo, populismo e ostilità alla scienza.
L’assemblea è dedicata soprattutto alla Parola di Dio e, nella celebrazione d’apertura, il segretario generale della Cnbb, dom Joel Portella, vescovo ausiliare di Rio de Janeiro, ha invitato ad “annunciare la Parola in mezzo alle difficoltà”.