“Nel Recovery Plan stiamo prevedendo misure importanti per la tutela del mare. In particolare, la missione due, quella relativa alla transizione ecologica, prevede un grande progetto per il monitoraggio del nostro mare, da svolgere con diversi metodi. Monitorare è fondamentale, per poi prendere le giuste misure a tutela del mare. Nella missione quattro, relativa alla ricerca e la formazione, invece, ci saranno importanti risorse per creare una rete di centri che sul mare svolgano attività di ricerca, controllo, sviluppo e che ci aiutino a capire meglio le dinamiche che stanno mettendo a repentaglio le risorse marine del pianeta”. Lo ha annunciato il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, nel corso della diretta Facebook organizzata dal Mite in occasione della Giornata nazionale del mare che si è celebrata ieri.
“Il mare è una riserva importantissima – ha spiegato Cingolani –. Dobbiamo considerarlo come il termosifone del pianeta”, ma “l’aumento dell’impatto dell’effetto serra sta portando a una variazione della temperatura media piuttosto elevata e soprattutto non omogeneamente diffusa sul pianeta. Questo crea scioglimento dei ghiacci, cambiamento della temperatura del mare, variazione dell’acidità del mare e del suo livello. Tutto ciò genera conseguenze spesso catastrofiche”. “Il mare è anche la più grande riserva di biodiversità del pianeta – ha proseguito il ministro –. Per questo motivo va protetto”. Molti Paesi del G20 “si sono posti il tema di come proteggere il mare. Si discute di come migliorare il ciclo del rifiuto, per non portare rifiuti nel mare, della decarbonizzazione, necessaria per limitare al massimo l’incremento della temperatura nei prossimi decenni, e quindi l’innalzamento del livello del mare, l’acidificazione e tutte le altre conseguenze negative. Ci si confronta su come avere navigazioni sempre più pulite e una gestione oculata e sostenibile di questa grande risorsa”.
“Giornate come questa – ha concluso Cingolani – servono a sensibilizzare tutti” e a creare “quella consapevolezza, anche nelle nuove generazioni, che ci permetterà auspicabilmente di proteggere il mare in futuro e di trattarlo meglio di come lo abbiamo trattato finora”.