“Il tuo servizio in missione sia segnato dall’impegno per la giustizia, la pace e la cura del pianeta Terra come nostra casa comune. E che, sull’esempio di san Daniele Comboni, tu possa fare sempre tutto non solo per le persone ma con le persone, in modo che diventino esse stesse protagoniste della loro vita”. Questo l’augurio espresso dal vescovo di Bolzano-Bressanone, mons. Ivo Muser, al comboniano Stefano Trevisan, nel corso della celebrazione con cui sabato sera gli ha conferito il mandato missionario. Originario della Val Badia, padre Trevisan, ha terminato un percorso di formazione e studio che tra l’altro lo ha portato per sei mesi in Irlanda. Ora sarà chiamato a svolgere il suo servizio in Sud Sudan.
Nel corso della celebrazione ospitata nella chiesa parrocchiale di Millan a Bressanone, dedicata al missionario ladino san Giuseppe Freinademetz, padre Trevisan nella sua omelia “di commiato” ha citato due testi significativi: di san Freinademetz ha letto un passaggio della predica pronunciata prima della partenza per la Cina. “Il Signore mi invita ad andare via con lui – disse Freinademetz – da questi nostri fratelli al di là del mare, che ci stendono incontro la mano pregando aiuto. Pesante è anche per me abbandonare i miei amati genitori, tanti magnanimi benefattori e amici. Ma alla fin dei conti, l’uomo non è per questo mondo. Egli è per qualcosa di più; non per goder la vita, ma per lavorare ovunque il Signore lo chiami. Perciò pieno di fiducia e tranquillo io vado dove egli mi chiama”. Il missionario si è poi soffermato sul significato del partire attraverso le parole dell’arcivescovo brasiliano Helder Camara: “Partire è smetterla di girare in tondo intorno a noi, come se fossimo al centro del mondo e della vita. L’umanità è più grande ed è essa che dobbiamo servire. Partire è anzitutto aprirci agli altri, scoprirli, farci loro incontro. Aprirci alle idee, comprese quelle contrarie alle nostre”.