“Il Sabato Santo è centrale nel cammino della Chiesa; la Sindone oltre che specchio del Vangelo ci offre non solo il corpo martoriato di Gesù nei segni della sua passione ricordati dai Vangeli ma è anche icona di questo giorno che prelude alla Pasqua di Risurrezione. Papa Francesco ci ha detto che non siamo noi che guardiamo il volto di Gesù nel sepolcro ma è Lui che ci guarda e ci invita a vederlo vivo in tanti fratelli e sorelle che soffrono a causa del coronavirus, o per ingiustizie e violenze o soprusi vari ricevuti, ma anche poveri come sono tanti senza dimora e immigrati”. Lo ha scritto mons. Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino e custode pontificio della Sindone, nel messaggio con cui spiega e introduce la contemplazione della Sindone che si svolgerà sabato 3 aprile.
“Torniamo anche quest’anno di fronte alla Sindone, a pregare per la nostra comunità e per il mondo intero ancora assediato dalla pandemia”, afferma Nosiglia. Non sarà, precisa “una ostensione vera e propria ma una contemplazione del Sacro Lino deposto nella sua Teca”. “La Sindone – aggiunge – non viene spostata in nessun modo: ma le immagini della diretta televisiva permetteranno a tutti di partecipare alla preghiera da casa e dagli schermi dei computer”. L’arcivescovo coglie anche l’occasione per ringraziare Tv2000 e Vatican Media, che diffonderà il segnale in tutto il mondo.
A partire dalle 17 ci si soffermerà sui vari segni della Passione (dalla corona di spine, alla flagellazione, ai chiodi nelle mani e nei piedi e alla lancia che penetra nel costato del Signore) “commentati da alcune persone scelte tra quanti si prodigano per alleviare le sofferenze del loro prossimo o hanno sperimentato la pandemia o altre forme di malattie o di ingiustizie e violenze”. Alle 17.30 prenderà il via la preghiera presieduta da mons. Nosiglia. “Il messaggio che la celebrazione vuole offrire a tutti – spiega l’arcivescovo – è questo: il tuo amore è per sempre”.
Nosiglia conclude il messaggio ricordando che in questi giorni sono stati completati anche i restauri dell’altare del Bertola, al centro della Cappella inventata da Guarino Guarini, che fu la prima “casa” della Sindone qui a Torino. Questo ulteriore passo nel recupero, osserva l’arcivescovo, “è un segno importante, che ci dà coraggio sulle nostre capacità di riprenderci anche dagli eventi più gravi”.