È partita da una frase che “qualcuno mormorò a bassa voce” – “Non è costui il figlio di Giuseppe?” – e che poi “si viralizzò insidiosamentre”, come “una di quelle frasi ambigue che si lasciano cadere di passaggio”, l’omelia del Papa per la Messa del Crisma, celebrata nella basilica di San Pietro. “Se ci facciamo caso – ha fatto notare Francesco a proposito della frase citata, che si può pronunciare “con gioia” oppure “con disprezzo” – si ripete quando gli apostoli, nel giorno di Pentecoste, pieni di Spirito Santo cominciano a predicare il Vangelo. Qualcuno disse: ‘Tutti costoro che parlano non sono forse Galilei?’. E mentre alcuni accolsero la Parola, altri li presero per ubriachi”. “Formalmente sembrerebbe che si lasciasse aperta una scelta ma, se consideriamo gli effetti, in quel contesto concreto, queste parole contenevano un germe di violenza che si è scatenata contro Gesù”, ha commentato il Papa, secondo il quale si tratta di una “frase trainante”, come quando uno dice: “Questo è troppo!” e aggredisce l’altro oppure se ne va. “Il Signore, che a volte faceva silenzio o se ne andava all’altra riva, questa volta non rinunciò a commentare, ma smascherò la logica maligna che si nascondeva sotto l’apparenza di un semplice pettegolezzo di paese”, ha osservato Francesco citando le parole di Gesù: “Voi mi citerete questo proverbio: ‘Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafarnao, fallo anche qui, nella tua patria!’. ‘Cura te stesso…’. ‘Che salvi se stesso’. Qui sta il veleno! È la stessa frase che seguirà il Signore fino alla Croce: ‘Ha salvato altri! Salvi se stesso’; ‘e salvi anche noi’, aggiungerà uno dei due ladroni”.