“Il vero servizio è spesso nascosto e passa inosservato dai mass media e dalle piattaforme social. È solo il risultato della totale donazione di sé agli altri. Per farlo, tuttavia, dobbiamo lasciare che Cristo ci serva e ci lavi i piedi. Se resistiamo, come fece inizialmente Pietro, non potremo mai capire cosa significhi essere discepoli”. Lo ha detto mons. Pierbattista Pizzaballa, patriarca latino di Gerusalemme, celebrando oggi nella città santa la Messa in Coena Domini. Nell’omelia il patriarca ha ricordato l’importanza del rinnovare le promesse sacerdotali il cui rito “include un invito al popolo di Dio a pregare per il vescovo e per i sacerdoti. Abbiamo bisogno anche di sostegno nel nostro ministero e dobbiamo anche essere abbastanza umili da lasciarci confrontare dai nostri fedeli, che hanno diritto di vedere in noi testimoni coraggiosi del Vangelo e segni di una vita autentica che parla da sé, e non solo attraverso parole vuote o false apparenze. Come pastori di anime crediamo di essere i salvatori e ci dimentichiamo di essere salvati. Pensiamo di essere dottori e maestri del sapere, ma quante volte veniamo colpiti dalla sapienza della gente semplice”. Riferendosi poi al passo evangelico della lavanda dei piedi, Pizzaballa ha rimarcato che con questo gesto “Gesù diventa il diacono dell’umanità. Serve con umiltà e amore e desidera che i suoi discepoli facciano lo stesso. Lasciarsi lavare i piedi significa accettare un Dio che serve, esporsi al mondo senza paura e non temere il giudizio altrui, lasciarsi amare. Anche noi, a volte, come i discepoli e come Pietro, sembriamo rifiutare la grazia di Dio, non accettiamo di lasciarci lavare i piedi da Gesù. Ma di una cosa possiamo essere certi, Gesù continua a rischiare nello scegliere proprio noi uomini peccatori, a volte impermeabili alla grazia che sgorga attraverso le nostre mani. Gesù è fedele alle sue scelte e per amore, giorno dopo giorno, ci invita a rinnovare il nostro desiderio di appartenenza a Lui. Ciò che può fermare davvero l’azione di Gesù è l’aridità dei nostri fragili cuori, la stanchezza con la quale siamo a volte a contatto con l’Eucarestia”. “Oggi come allora – ha aggiunto il patriarca – Gesù è disponibile a lavare i nostri piedi, a perdonare i nostri peccati, le nostre infedeltà, le nostre povertà. Ci invita a rigenerarci attraverso il sacramento della Riconciliazione e ci ripete le stesse parole dette a Pietro: ‘Se non ti fai lavare non avrai parte con me’”. “Il vero servizio – ha concluso – è spesso nascosto e passa inosservato dai mass media e dalle piattaforme social. È solo il risultato della totale donazione di sé agli altri. Per farlo, tuttavia, dobbiamo lasciare che Cristo ci serva e ci lavi i piedi. Se resistiamo, come fece inizialmente Pietro, non potremo mai capire cosa significhi essere discepoli”.