“Occorre che nelle nostre comunità si scopra e viva uno stile sinodale, una vera e propria fraternità solidale che si esprima in fatti di prossimità dopo una sempre più estesa ed accentuata formazione ecclesiale”. Lo ha detto mons. Mauro Parmeggiani, vescovo di Tivoli e di Palestrina, nell’omelia della messa del Crisma, celebrata presso il santuario di N.S. di Fatima in San Vittorino Romano con i sacerdoti. “Non a caso il Papa sta stimolando tutta la Chiesa italiana nella sua interezza – ha fatto notare il vescovo -, dalle parrocchie alle diocesi, a porsi in stato di sinodo per mettere a fuoco le domande dell’uomo e dare ad esse risposte calzanti ed adeguate”. “Non possiamo rassegnarci a che le uniche domande che vengono poste a noi presbiteri e alle nostre comunità siano quelle di ricevere i sacramenti o i sacramentali dopo un po’ di catechismo nozionistico che in un corpo come è il nostro mondo rischia di essere un vaccino iniettato ma senza effetto”, l’appello del presule, secondo il quale “occorre prendere il coraggio di assumere vie nuove”. No, allora, alle “nostalgie di un passato che non tornerà più, dove Dio era dato per scontato e certo e la nostra pastorale si consumava in pratiche tradizionali e in fare il catechismo per dare i sacramenti”. Sì, invece, ad una “una comunità che guardando fissa a Gesù con il suo sguardo guarda il mondo”, fatta di chiese alle cui porte ci sia scritto: “Qui si diventa cristiani”. Una comunità, ha concluso Parmeggiani, “che si meraviglia della novità di Gesù così come viene narrata nei Vangeli, che prega, celebra l’Eucaristia, si sostiene e al di là dei tempi, delle classi scolastiche di appartenenza, delle tradizioni, insegna a guardare a Gesù per guardare ai fratelli partendo dai più poveri, i soli, i giovani affinché tutti divengano cristiani e quindi capaci di oblatività e perciò adulti”.