“In un momento complicato e difficile come quello che la nostra gente sta vivendo, a noi è affidato il compito di consolare gli afflitti, di fasciare i cuori feriti. Attraverso di noi, il Signore fa giungere il suo messaggio e la sua Grazia. I primi a essere confortati siamo noi, nella misura in cui percepiamo la dimensione soprannaturale del ministero della consolazione. Non lo sterile pietismo, ma la fede che salva”. Lo ha detto, ieri sera, l’arcivescovo di Arezzo-Cortona-Santosepolcro, mons. Riccardo Fontana, nella messa crismale.
“Con il Sacramento dell’Ordine è affidato a noi di provvedere non solo ai bisogni materiali, ma di far giungere a tutti il dono dello Spirito Santo, come si canta nella Sequenza della Messa di Pentecoste – ha proseguito il presule -. Ci è chiesto di dare coraggio a chi è stato provato dal dolore, ma anche a quelli che si sono smarriti nelle vicende terribili di questi mesi. A noi è affidato il Vangelo. Il nostro compito non è quello di ripristinare ciò che è andato perduto in questi mesi, ma, come nei grandi momenti nella storia, tocca alla Chiesa far da lievito dentro la massa, perché in ogni sua parte tutto lieviti”.
“Quando ci prendesse la tentazione dello sconforto, ricordiamo che siamo sorretti dall’intercessione dei santi preti che sono venuti prima di noi e hanno servito questo stesso popolo – ha incoraggiato il vescovo -. Hanno predicato la vita eterna e hanno praticato la carità della preghiera nella meditazione delle Scritture, nella pratica delle virtù, liberando con umiltà il cuore dalla superbia e dall’arroganza, avvezzi a contemplare la Croce del Signore, segno della sua vittoria, partecipata a chi si fida di lui”.
Poi un invito forte ai presbiteri presenti: “Costruire il nuovo significa far recuperare alla Chiesa la bellezza del Vangelo. Il popolo sarà confortato se ci vedrà impegnati in questa comunione che giustifica la faticosa presenza sul territorio”. E a non fermarsi davanti alla pandemia: “Vi chiedo di non fermare la celebrazione dei Sacramenti per paura della pandemia. Dobbiamo osservare scrupolosamente le norme sanitarie, ma non fermare la pastorale. I giovani della Cresima hanno fatto il loro cammino e sempre più si fanno strumento di Dio nel contesto umano in cui vivono: sono la generazione del nuovo. A loro è affidata la testimonianza perché si costruisca un popolo nuovo, una Chiesa nuova. Luoghi e spazi di novità che mi viene naturale contemplare negli occhi dei nostri seminaristi, che con il Crisma, a tempo opportuno, diventeranno sacerdoti”.
Infine, mons. Fontana ha espresso gratitudine a “preti e frati”, che “si sono fatti vicini ai malati, ma anche ai medici, agli infermieri e agli operatori del mondo della sanità. Esercitando il sacerdozio battesimale, hanno accompagnato con professionalità e con la preghiera quanti sono andati incontro alla vita eterna. La cura degli infermi è anche aiutare gli altri e noi stessi a scegliere da che parte ci piace stare”.