La crisi sociale ed economica in Libano si sta trasformando in una catastrofe educativa, con i bambini vulnerabili che corrono il rischio reale di non tornare più a scuola. Dall’inizio della pandemia, più di 1,2 milioni di minori nel Paese non ha frequentato lezioni. Nell’ultimo anno di Covid-19, i bambini libanesi hanno ricevuto un massimo stimato di 11 settimane di istruzione, numero che è ancora inferiore per i bambini siriani. Lo afferma Save the children, nel nuovo rapporto: “Lebanon education in crisis: raising the alarm”. Il rapporto mostra che, anche prima della pandemia, la disuguaglianza legata alla crisi economica nel Paese ha portato a un divario nell’accesso a un apprendimento di qualità tra i bambini più poveri del Libano. Il 55% delle famiglie libanesi vive attualmente in povertà, con tassi ancora più elevati tra i rifugiati palestinesi (70%) e siriani (90%). La povertà è un forte ostacolo all’accesso dei bambini all’istruzione, poiché molte famiglie non possono permettersi materiali e strumenti per l’apprendimento o devono fare affidamento sui minori per ottenere un reddito. Molti bambini in Libano non vanno a scuola dall’ottobre 2019, quando le proteste e i disordini civili hanno colpito molte parti del Paese. Lo stesso anno, diversi scioperi degli insegnanti per ritardi nei pagamenti degli stipendi, hanno provocato altre interruzioni nell’apprendimento. La crisi dell’istruzione è stata ulteriormente aggravata da un crollo della valuta, dall’esplosione del porto di Beirut e dalle misure di blocco per il Covid-19. Purtroppo, a causa della crisi economica in corso l’apprendimento a distanza è fuori dalla portata di un numero sempre maggiore di bambini. Save the children sottolinea “la necessità di intraprendere un’azione urgente per garantire che un’intera generazione non perda l’opportunità di ricevere un’istruzione”.