“Non perdete l’occasione, in questo tempo così difficile e complicato, per fare qualche piccola opera buona, per portare un po’ di luce di Resurrezione nelle vostre famiglie, nelle vostre parrocchie, nei vostri luoghi di lavoro, nelle vostre città. E non credete a chi vi vuole convincere che ‘mors tua vita mea’ sia l’unica possibilità, perché Uno solo ha salvato il mondo e dalla croce ci ha detto che l’unica soluzione è mors mea vita tua”. L’appello-augurio di Pasqua viene da Amman, in Giordania, da don Mario Cornioli, “abuna Mario”, sacerdote del Patriarcato latino di Gerusalemme impegnato in un’opera di accoglienza e integrazione dei rifugiati iracheni. “Abuna Mario” parla della situazione del Covid-19 nel Regno Hashemita: “Dopo un anno e la situazione non è migliorata. Qui ad Amman siamo nel pieno di un’ondata di Covid che ci sta davvero mettendo alla prova. Molti di noi hanno contratto il virus e personalmente vi confesso che non è stata una passeggiata affrontarlo. Attualmente il lockdown non è totale, probabilmente il Paese non potrebbe neanche sostenerlo; tuttavia, la chiusura parziale dalle 18.00 alle 6.00, imposta dal governo per tentare di arginare la diffusione del virus, ha messo in ginocchio tante attività e tante famiglie. Ogni crisi ci dovrebbe far crescere, ma sembra che questo maledetto virus abbia tirato fuori il peggio di noi. Sembra che non ci rendiamo ancora conto che questa tempesta la possiamo affrontare e superare soltanto se remiamo tutti insieme nella stessa direzione. Tra di noi il clima è quello del ‘tutti contro tutti’, del mors tua vita mea, e in questo modo non si salverà nessuno, ma moriremo insieme”. Per uscirne il sacerdote ricorda che “l’unica possibilità che abbiamo è quella di accompagnare Gesù nella sua salita a Gerusalemme perché tra qualche giorno Lui ci consegnerà la soluzione a questo disastro e lo farà, come al solito, rovesciando la logica del mondo. Il mors tua vita mea diventerà mors mea vita tua: ovvero la sua morte ci donerà la vita. È ciò che siamo chiamati a vivere noi cristiani, prima di tutto, ma che dovrebbero vivere tutti i credenti di ogni religione perché se non ci salviamo insieme, non ci salveremo mai da soli. Iniziamo noi – è l’esortazione di abuna Mario – non aspettiamo che siano gli altri: non possiamo permetterci di non vivere la nostra fede perché gli altri non vivono la loro. Non possiamo permetterci di non sentire l’altro un fratello perché l’altro non mi riconosce come tale. Non possiamo permetterci di non fare il bene ed essere onesti perché chi sceglie il male sembra sempre prevalere. Tocca a noi essere testimoni credibili del Vangelo di Dio che ci ha donato suo figlio per farci tutti fratelli”. È l’ora delle “piccole opere buone”, come quella avviata ad Amman per dare conforto “ai nostri ragazzi iracheni, tristi e psicologicamente provati perché non hanno lavoro”: la “Mar Yousef Academy”, una scuola informale per impiegare in modo utile tutto il tempo che i ragazzi hanno a disposizione. “Italiano, inglese, uso del computer, religione, business, life skill e sport sono le materie insegnate da alcuni volontari che si sono prestati per fare questa opera buona e portare un po’ di raggi di sole in mezzo alle tenebre di questo momento storico. Sono sempre più convinto – conclude abuna Mario – che queste piccole opere buone, queste piccole luci continueranno a permettere a Dio di salvare il mondo”.