“In questo momento di grave disagio, aggravato dalla pandemia di Covid-19, sentiamo forte il grido di disperazione dei 1.200 lavoratori della sede di Crotone che si somma a quello dei quasi 3.000 lavoratori calabresi, in agitazione da mesi per il futuro incerto del loro posto di lavoro”. È quanto scrive in una nota l’Ufficio per la pastorale del lavoro dell’arcidiocesi di Crotone-Santa Severina, a proposito delle precarie condizioni di lavoro degli occupati presso i call center Abramo Customer Care. “In un territorio marginale come il nostro”, si legge nella nota, “l’azienda Abramo Customer Care ha rappresentato e rappresenta un importante presidio di speranza e di coesione sociale”, ma “chiuderla adesso significherebbe consegnare questo nostro territorio ancora di più alla povertà e alle economie illegali e mafiose”. Secondo le ultime informazioni ci sarebbe un’offerta di acquisto da un imprenditore locale. “Chiediamo anche che non si continui ad escludere i lavoratori dalle decisioni sulle sorti dell’azienda”, dice la diocesi crotonese, “perché crediamo che nessuna operazione finanziaria sia legittima e moralmente corretta se non pone la difesa del capitale umano sopra le logiche e gli interessi del capitale finanziario”. L’Ufficio diocesano, unendosi ai lavoratori, si appella alle Istituzioni affinché vengano “create le condizioni migliori per permettere la risoluzione di questa crisi industriale che non può essere pagata solo ed esclusivamente da lavoratori che anche in questi mesi, nonostante l’incertezza, hanno continuato a lavorare facendo fatturare all’azienda importanti guadagni”.