“Non è una emergenza nell’emergenza ma certamente è una popolazione da monitorare e tutelare, operatori compresi, perché vivono in strutture collettive e con le varianti del virus diventa complicato. Perciò vanno inseriti al più presto nella strategia nazionale per le vaccinazioni, supportando le associazioni e creando più strutture-ponte per l’isolamento”: a chiederlo è Salvatore Geraci, responsabile dell’area sanitaria della Caritas di Roma, da trent’anni in prima linea nel campo della tutela della salute degli immigrati e delle persone in condizioni di fragilità. Ad un anno dall’inizio della crisi sanitaria per il Covid-19 la popolazione immigrata e fragile in Italia ha retto abbastanza bene alla pandemia: in un report recente del Tavolo asilo nazionale e del Tavolo immigrazione e salute, su 9.754 beneficiari (comprese donne vittime di tratta e minori non accompagnati) accolti nelle 179 strutture di accoglienza monitorate, da marzo ad ottobre 2020 ci sono stati 402 casi, il 4,2%. Una percentuale in linea con la media italiana. Tra i 1.845 operatori ci sono stati 103 contagi, il 5,6%. Geraci traccia al Sir un bilancio dettagliato di quest’anno che ha stravolto le vite di tutti, compresi gli oltre 5,3 milioni di immigrati residenti e integrati in Italia e le persone che arrivano in Italia via mare o da altre rotte e vengono inseriti, o erano già presenti, nel circuito dell’accoglienza. Tra loro vi sono anche 7.080 minori non accompagnati (al 31 dicembre 2020). Nel nostro Paese ci sono circa 500mila persone che rischiano di non accedere alla vaccinazione anti Covid: italiani senza fissa dimora, richiedenti asilo, rifugiati e apolidi accolti in strutture collettive, cittadini comunitari in condizione di irregolarità, una parte della popolazione Rom e Sinti. A febbraio tutte le associazioni aderenti al Tavolo immigrazione salute hanno scritto una lettera al ministro della Salute Roberto Speranza per includere nel piano vaccinale le categorie ad oggi a rischio di esclusione. “Eravamo nel pieno della crisi di governo – precisa Geraci – e fino ad oggi non abbiamo avuto risposta. Rilanceremo la proposta”.