“Entro il 2030 potrebbero verificarsi ulteriori 10 milioni di matrimoni precoci, minacciando anni di progressi nella riduzione della pratica”. Lo rileva un nuovo studio dell’Unicef, dal titolo “Covid-19: A threat to progress against child marriage”, diffuso oggi nella Giornata internazionale della donna. L’appello perché “la chiusura delle scuole, lo stress economico, l’interruzione dei servizi, gravidanza e morte di genitori a causa della pandemia stanno esponendo maggiormente le ragazze più vulnerabili al rischio di matrimonio precoce”.
Unicef evidenzia che “anche prima della pandemia da Covid-19, 100 milioni di ragazze entro il 2030 erano a rischio di matrimonio precoce, nonostante le significative riduzioni in diversi paesi negli ultimi anni”. “Negli ultimi 10 anni, la percentuale di giovani donne a livello globale che sono state date in sposa da bambine è diminuita del 15%, da circa 1 su 4 a 1 su 5, l’equivalente di circa 25 milioni di matrimoni evitati, un traguardo ora messo in pericolo”. “Il Covid-19 per milioni di ragazze ha peggiorato una situazione già difficile – dichiara Henrietta Fore, direttore generale dell’Unicef –. Scuole chiuse, isolamento da amici e reti di supporto e crescente povertà hanno aggiunto benzina su un fuoco che il mondo stava cercando di spegnere. Ma noi possiamo e dobbiamo estinguere i matrimoni precoci”.
Nel mondo, oggi, vivono 650 milioni di donne e ragazze che sono state date in sposa da bambine – circa la metà di questi matrimoni sono avvenuti in Bangladesh, Brasile, Etiopia, India e Nigeria. “A un anno dalla pandemia, azioni immediate sono necessarie per alleviarne il peso sulle ragazze e sulle loro famiglie – aggiunge Fore –. Riaprendo le scuole, implementando leggi e politiche efficaci, assicurando accesso a servizi sanitari e sociali, compresi i servizi sulla salute sessuale e riproduttiva, e fornendo misure complete di protezione sociale alle famiglie, possiamo significativamente ridurre il rischio che la loro infanzia venga rubata da un matrimonio precoce”.