Otto marzo: Porte Aperte, “un preoccupante incremento di violenza fisica e psicologica contro donne convertite al cristianesimo”

C’è “un preoccupante incremento, per lo più occulto, di violenza fisica e psicologica contro donne convertite al cristianesimo”. Lo denuncia il nuovo report realizzato da Porte Aperte/Open Doors intitolato “Stessa fede, diversa persecuzione. Report sulle differenze di persecuzione religiosa tra uomini e donne 2021” e diffuso in occasione della Giornata internazionale della donna. Secondo la ricerca, “le convertite, già di per sé vulnerabili, sono esposte a un maggior rischio quando, chiuse in casa con le proprie famiglie, possono subire abusi per aver abbandonato la religione di Stato o di famiglia per il cristianesimo”. Si registra, poi, “una significativa espansione del traffico/sfruttamento di donne e ragazze, forzate in matrimoni o schiavitù sessuale”. Per esempio, “nei Paesi del Golfo (aggiungendovi anche il Pakistan), i lockdown hanno ridotto il numero di persone per strada, rendendo donne e ragazze cristiane un bersaglio facile”. In continuo aumento anche le denunce di stupri e altre violenze sessuali. Anche gli “uomini cristiani affrontano una più estrema violenza fisica o persino l’assassinio. I responsabili di chiese sono presi di mira in modo particolare”. Secondo il rapporto “sebbene le pressioni affrontate da uomini e donne siano differenti, gli scopi sono gli stessi: demolire le famiglie per indebolire la comunità/Chiesa cristiana. Il concetto stesso di famiglia è di conseguenza sotto attacco. I persecutori stanno volutamente traendo vantaggio da quello che la comunità cristiana ritiene una ‘istituzione sacra’, la famiglia appunto. Violenza sessuale, traffico, riduzione a schiavitù e matrimoni forzati sono specifiche strategie con cui, colpendo i corpi delle donne, si punta a devastare le vittime, a demolire la famiglia e a limitare di conseguenza la crescita della Chiesa”. Mentre per gli uomini, “colpire o limitare la loro capacità di provvedere alla famiglia li indebolisce e li rende socialmente vulnerabili, oltre che a coprirli di vergogna e disonore: anche questa strategia punta a minare la crescita della Chiesa/comunità cristiana”. Gli attori principali della persecuzione religiosa cambiano da regione a regione. In Medio Oriente, Nordafrica e nell’Africa Sub-Sahariana “estremisti come Boko Haram ricorrono all’uso di seduzione/adescamento mirato, matrimoni forzati e rapimenti, come strumento per islamizzare ragazze e donne e impoverire la tormentata comunità cristiana”. In varie parti dell’Asia, “ragazze di famiglie cristiane povere vengono selezionate e mandate in Cina per matrimoni combinati, dove l’aborto selettivo ha portato a una carenza di giovani donne”. Gruppi criminali in America Latina e leader del narcotraffico “minacciano di morte le famiglie cristiane se rifiutano di cedere le loro figlie”.

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