“Rispetto significa, innanzitutto, riconoscere all’altra persona, con le sue specificità, la stessa identica dignità che ognuno riconosce a se stesso, con eguali capacità, con eguali diritti. Educare al rispetto significa farne crescere una piena consapevolezza”. Lo ha ricordato questa mattina il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel suo intervento in occasione della celebrazione della Giornata internazionale della donna al Quirinale.
“Il rispetto verso le donne – ha osservato il Capo dello Stato – conosce molte declinazioni. Sul piano del linguaggio, innanzitutto. Dobbiamo respingere le parole di supponenza, quando non di odio o di disprezzo verso le donne. Parole che generano e alimentano stereotipi e pregiudizi ottusi e selvaggi, determinando atteggiamenti e comportamenti inaccettabili”. Inoltre, “compromettere l’autonomia, l’autodeterminazione, la realizzazione di una donna esprime una fondamentale mancanza di rispetto verso il genere umano”.
“Il rispetto è alla base della democrazia e della civiltà del diritto, interno e internazionale. Per questo – ha sottolineato Mattarella – il rispetto delle donne è questione che attiene strettamente alla politica”. A “rispettare si impara, o si dovrebbe apprendere, fin da piccoli. Sui banchi di scuola. In famiglia. Nei luoghi di lavoro e di svago”, ha evidenziato il presidente, notando come “la parità di genere non è quindi soltanto una grave questione economica e sociale. Ma è una grande questione culturale ed educativa”.
“Negli ultimi due secoli – ha proseguito – le donne sono state protagoniste di importanti rivoluzioni sociali e culturali, sono state – sovente e in diversi ambiti – i motori del cambiamento. Le donne hanno sempre aiutato a cogliere il valore universale e positivo della diversità, della solidarietà, della condivisione, della pace”. “Rispettare e ascoltare le donne – ha concluso Mattarella – vuol dire lavorare per rendere migliore la nostra società”.