In occasione della Giornata internazionale della donna, l’atelier di moda “Rafedin” di Amman ha celebrato oggi il suo quinto anniversario. Nell’atelier lavorano 20 giovani rifugiate irachene, molte fuggite da Mosul dopo l’arrivo dei miliziani dello Stato islamico, nel 2014. Una vera e propria sartoria nata grazie anche ai fondi dell’8×1000 della Cei e che si avvale del sostegno dell’associazione italiana “Habibi Valtiberina” (Hava) riconosciuta come Ong locale dal ministero giordano dello Sviluppo sociale. Partito con 11 ragazze, oggi nell’atelier Rafedìn studiano e lavorano 20 giovani irachene. In questi 5 anni ne sono passate circa 70. Molte di loro sono riuscite a ricongiungersi con i loro familiari e a ricostruirsi una vita in Canada, negli Usa e in Australia. L’atelier nasce da una idea di don Mario Cornioli, sacerdote del Patriarcato latino di Gerusalemme. Si sviluppa così la griffe “Rafedin”, ovvero “i due fiumi”, termine usato comunemente per indicare il Tigri e l’Eufrate, i due corsi d’acqua dell’Iraq. Oggi sui capi della sartoria campeggia in bella vista la targhetta “Made by Iraqi girls” dove risaltano i colori dell’Iraq.
Per questo quinto compleanno le giovani stiliste hanno promosso una diretta Facebook sulla pagina Rafedìn – Made by Iraqi girls durante la quale hanno presentato alcuni capi della loro nuova collezione. Presentando l’iniziativa don Cornioli ha voluto ricordare il ‘Grazie’ di Papa Francesco alle donne irachene, pronunciato ieri in Iraq, ‘donne coraggiose che continuano a donare vita nonostante i soprusi e le ferite. Che le donne siano rispettate e tutelate! Che vengano loro date attenzione e opportunità!’. “Si tratta – ha detto don Cornioli – di storie di straordinaria resilienza. Sono tutte donne costrette a fuggire dal loro Paese che, una volta messe insieme, diventano una forza bellissima come bellissimi sono i prodotti che realizzano e che dalle loro mani prendono forma e stili.
Sognano una vita sicura e dignitosa, realizzano manufatti che sono tutti pezzi unici. Questo testimonia che quando sono unite sono una forza vincente. Il giusto premio alla caparbietà e alla resilienza di queste giovani che non conoscono la parole ‘resa’”. In questi giorni tutte le giovani hanno seguito, “con non poca commozione”, in tv la visita di Papa Francesco in Iraq.