“Presidente Sassoli, grazie per aver convocato questa sessione e per il focus sull’emancipazione e la leadership delle donne durante la crisi Covid”. Lo ha affermato la premier neozelandese Jacinda Ardern intervenendo, con un videomessaggio, alla plenaria del Parlamento europeo. “Il Covid-19 ha evidenziato quanto tutti siamo veramente interdipendenti. Quanto dipendiamo dalla cooperazione, dalla comunicazione e dalla compassione per combattere con successo il virus. Sottolinea quanto sia importante lavorare insieme per una ripresa sostenibile che soddisfi le nostre economie e il nostro pianeta, ma che metta anche le persone al centro del nostro processo decisionale. In Nuova Zelanda, il nostro approccio alla lotta contro il Covid è stato quello all’insegna dell’inclusività: l’idea che tutti debbano fare la loro parte per proteggersi a vicenda, specialmente i più vulnerabili”. “Mentre gli effetti del virus si trascinano in tutto il mondo, è diventato chiaro che nessun Paese è al sicuro finché ogni Paese non è al sicuro”.
Ardern ha poi aggiunto: “Nella lingua indigena della Nuova Zelanda te Reo Māori diciamo: ‘he waka eke noa’. Siamo tutti nella stessa barca. Ma alcuni hanno avvertito gli effetti del Covid anche più acutamente di altri. Esso ha devastato i nostri sistemi sanitari, le nostre economie e i nostri mezzi di sussistenza. Ma ha anche esacerbato le disuguaglianze strutturali che hanno un impatto sproporzionato su donne e ragazze. Le donne sono in prima linea nella lotta alla crisi del Covid. Sono tra i medici, gli infermieri, gli scienziati, i comunicatori, gli operatori sanitari, gli operatori in prima linea e i lavoratori essenziali che affrontano ogni giorno le devastazioni e le sfide prodotte da questo virus. Oltre ad essere direttamente colpite dal virus e conseguentemente dai suoi effetti immediati sulle nostre vite, siamo anche i soggetti principali della violenza domestica. Questa è stata descritta come la ‘pandemia nascosta’ presente in tutti gli angoli del mondo”.
“Solo includendo pienamente e significativamente le donne e le ragazze nella leadership e nei processi decisionali a tutti i livelli, possiamo garantire che le nostre risposte alla pandemia soddisfino le esigenze di tutti”. In Nuova Zelanda “abbiamo una storia di successo nella difesa dei diritti di genere, da quando siamo diventati il primo Paese al mondo a dare a tutte le donne il diritto di voto nel 1893. Sono orgogliosa di far parte del Parlamento più vario e inclusivo che i neozelandesi abbiano mai eletto, con le donne che costituiscono il 48% del nostro Parlamento e il 55% del mio partito al governo. Le donne occupano anche le cariche di governatore generale, primo ministro, ministro degli esteri, leader dell’opposizione e capo della giustizia. Le donne stanno anche ricoprendo sempre più ruoli di alto livello nel settore dei servizi pubblici e delle imprese”.
E poco oltre: “Mentre guardiamo l’anno a venire, tutti già sappiamo che sarà dura. Ci saranno sfide enormi e richieste per tutti noi in quanto leader. Saremo messi alla prova. Ma di fronte a queste sfide, dobbiamo resistere alle false speranze offerta dal protezionismo e dal nazionalismo nella nostra ripresa dal Covid-19. Dobbiamo anche fare di più per sostenere le imprese guidate dalle donne, comprese le piccole imprese, perché facciano parte della ripresa economica post Covid-19, in modo che possano beneficiare subito dei vantaggi del commercio”.
“L’Unione europea e la Nuova Zelanda sono partner affini con tanti valori e interessi in comune. Mentre ci muoviamo tutti per una ripresa economica globale guidata dalla sostenibilità, il mio messaggio per voi è semplice: dobbiamo restare uniti. Perché siamo tutti nella stessa barca. He waka eke noa”.