“Se vogliamo custodire la fraternità, non possiamo perdere di vista il Cielo”. Ne è convinto il Papa, che dalla piana di Ur ha esortato i leader religiosi a “non separarci mai dal fratello che sta accanto a noi”. “Noi, discendenza di Abramo e rappresentanti di diverse religioni – ha affermato Francesco nel suo terzo discorso in Iraq – sentiamo di avere anzitutto questo ruolo: aiutare i nostri fratelli e sorelle a elevare lo sguardo e la preghiera al Cielo. Tutti ne abbiamo bisogno, perché non bastiamo a noi stessi. L’uomo non è onnipotente, da solo non ce la può fare. E se estromette Dio, finisce per adorare le cose terrene”. “Ma i beni del mondo, che a tanti fanno scordare Dio e gli altri, non sono il motivo del nostro viaggio sulla Terra”, il monito del Papa: “Alziamo gli occhi al Cielo per elevarci dalle bassezze della vanità; serviamo Dio, per uscire dalla schiavitù dell’io, perché Dio ci spinge ad amare. Ecco la vera religiosità: adorare Dio e amare il prossimo. Nel mondo d’oggi, che spesso dimentica l’Altissimo o ne offre un’immagine distorta, i credenti sono chiamati a testimoniare la sua bontà, a mostrare la sua paternità mediante la loro fraternità”.