Otto marzo: violenza contro le donne, Caritas Ambrosiana apre un sito per chiedere aiuto

Per aiutare le donne che subiscono maltrattamenti ad attivare la rete di soccorsi, Caritas Ambrosiana ha deciso di “sfruttare le potenzialità del web che in tempi di pandemia, volenti o nolenti, conquista sempre maggiore spazio nelle nostre vite”. Il nuovo sito “Non è amore”, che è on line da oggi in vista dall’8 marzo, festa della donna, è stato concepito per essere uno strumento non solo di informazione e sensibilizzazione, ma anche un mezzo attraverso il quale chiedere aiuto in maniera sicura”. Oltre ad offrire indicazioni per riconoscere i primi segni rivelatori della violenza domestica, “Non è amore”, offre la possibilità attraverso contact form “di entrare in relazione con gli operatori del servizio antiviolenza in maniera protetta, ricorrendo alla navigazione privata sui browser, così da non destare sospetti e quindi possibili ritorsioni del partner molestatore. Una sezione del sito, inoltre, dà consigli pratici su come mettersi al sicuro quando la situazione precipita e la sola soluzione è abbandonare il proprio domicilio (i documenti da raccogliere, chi contattare, cosa portare con sé)”.
“Solitamente le donne contattano i nostri operatori quando sono fuori casa o quando il compagno che le maltratta esce. Durante il lockdown, in cui siamo tutti dovuti rimanere chiusi fra le mura domestiche, queste opportunità si sono ridotte drasticamente per le vittime di violenza. Imprigionate sotto lo stesso tetto con chi le vessava, le donne sono riuscite con ancora maggiore difficoltà a rivolgersi a chi poteva dare loro soccorso: una vera emergenza nell’emergenza”, sottolinea Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana. “Guardando in controluce le statistiche, si vede come la crisi sociale, innescata dalla pandemia, abbia esasperato anche i rapporti all’’interno delle famiglie. A farne le spese sono state spesso le donne. Per le quali, purtroppo, la propria casa non è sempre il posto più sicuro dove restare. Bisogna prenderne atto e offrire, quando è il caso, delle vie d’uscita, prima che sia troppo tardi. Utilizzando, in maniera intelligente, anche la tecnologia”, osserva Luciano Gualzetti.

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