Papa in Iraq: ai vescovi, no a “egocentrismo e competizione”, “unione fraterna in un mondo frammentato e lacerato dalle divisioni”

(Foto Vatican Media/SIR)

“Le diverse Chiese presenti in Iraq, ognuna con il suo secolare patrimonio storico, liturgico e spirituale, sono come tanti singoli fili colorati che, intrecciati insieme, compongono un unico bellissimo tappeto, che non solo attesta la nostra fraternità, ma rimanda anche alla sua fonte”. È l’”immagine familiare” usata dal Papa per descrivere la comunità cattolica irachena, incontrata nella cattedrale siro-cattolica di Baghdad. “L’amore di Cristo ci chiede di mettere da parte ogni tipo di egocentrismo e di competizione”, ha sottolineato Francesco nel suo secondo discorso del viaggio in Iraq: “Ci spinge alla comunione universale e ci chiama a formare una comunità di fratelli e sorelle che si accolgono e si prendono cura gli uni degli altri”. “Perché Dio stesso è l’artista che ha ideato questo tappeto, che lo tesse con pazienza e lo rammenda con cura, volendoci sempre tra noi ben intrecciati, come suoi figli e figlie”, ha spiegato, citando Sant’Ignazio di Antiochia. “Com’è importante questa testimonianza di unione fraterna in un mondo spesso frammentato e lacerato dalle divisioni!”, ha esclamato il Papa, secondo il quale “ogni sforzo compiuto per costruire ponti tra comunità e istituzioni ecclesiali, parrocchiali e diocesane servirà come gesto profetico della Chiesa in Iraq e come risposta feconda alla preghiera di Gesù affinché tutti siano uno”, Di fronte a possibili “incomprensioni e tensioni”, che “sono i nodi che ostacolano la tessitura della fraternità” e che “portiamo dentro di noi” in quanto peccatori, l’antidoto è il perdono e il “dialogo fraterno, portando pazientemente i pesi gli uni degli altri e rafforzandosi a vicenda nei momenti di prova e di difficoltà”.

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