L’aumento della povertà assoluta tra i bambini e le bambine è uno dei risultati più drammatici della crisi in atto. La povertà minorile colpisce tutte le dimensioni di vita di un bambino, dalla salute alla educazione, non condiziona solo il suo presente ma pregiudica il suo sviluppo. Non possiamo permettere che il prezzo della crisi sia pagato dai più piccoli, sbarrando le porte al loro futuro”. Così Raffaela Milano, direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children, commenta le stime preliminari della povertà assoluta in Italia per l’anno 2020 diffuse oggi dall’Istat.
Dati che, osserva Milano, “confermano purtroppo ciò che stiamo rilevando direttamente sul territorio sin dall’inizio della pandemia, nel nostro impegno al fianco delle scuole e delle famiglie: una condizione di povertà crescente che, nel nostro Paese, colpisce i bambini, le bambine e gli adolescenti”.
In particolare, secondo l’Ong, “è allarmante constatare come il livello di povertà assoluta abbia oggi toccato il punto più alto dal 2005, vanificando così i miglioramenti registrati nel 2019”. Secondo la rilevazione dell’Istat, oggi, in Italia, 1 milione e 346 mila minori vivono in condizioni di povertà assoluta, ben 209mila in più rispetto all’anno precedente. “Questo – spiega Save the Children – vuol dire che in Italia si trova in questa condizione il 13,4% dei bambini e dei ragazzi, per un aumento di ben 2 punti percentuali rispetto alla precedente rilevazione”. Inoltre, prosegue l’Ong, “è da sottolineare come siano soprattutto le famiglie con figli minori a subire le conseguenze più gravi dell’emergenza socio-economica in corso”.
“Di fronte a questi dati, rinnoviamo con forza il nostro appello per il varo di un piano nazionale di contrasto alla povertà minorile che comprenda misure di sostegno materiale alle famiglie, sostegno alimentare (a partire dall’accesso gratuito alle mense scolastiche), sostegno educativo per prevenire l’abbandono scolastico e l’aumento della povertà educativa. Chiediamo un piano nazionale articolato sui territori, con la messa in rete degli enti locali, le scuole, l’associazionismo e il volontariato, e tutti gli attori, pubblici e privati che possono dare un contributo”, conclude Milano.