“Il tempo della pandemia è stato e continua ad essere un tempo di morte, ma anche una provocazione a non vivere pensando solo a noi stessi, ma con carità e responsabilità. Questo tempo, se vissuto nella grazia e nella preghiera, è un tempo di risurrezione, perché ci libera da ciò che talora ci allontana dalla fede e ci isola”. Lo ha detto mons. Gian Carlo Perego, arcivescovo di Ferrara-Comacchio, celebrando oggi a Ferrara la messa in ricordo delle vittime della pandemia. Liturgia celebrata in comunione con tutte le Chiese in Italia e in Europa: sono quasi 800.000 le vittime in Europa, circa 100.000 in Italia, oltre 10.000 in Emilia Romagna, quasi 650 a Ferrara e provincia. “Questo tempo di pandemia ci aiuta a riscoprire il valore della città, della comunità, come luogo di vita; ci aiuta a riscoprire i compiti educativi in famiglia, spesso delegati; ci aiuta a ripensare il nostro lavoro; ci aiuta a farci prossimo a chi è in difficoltà; ci aiuta a non dare tutto per scontato; ci aiuta a valorizzare i luoghi di cura”. Questa pandemia, ha aggiunto, “insegna ed educa ciascuno di noi. Anche la preghiera, in questo tempo diventa una necessità, per saper lodare, ringraziare per gli affetti, ma anche ricordare le persone a noi care che ci hanno lasciato. Illuminati dalla fede, la pandemia diventa un ‘segno dei tempi’, un luogo che ci aiuta a riordinare la nostra vita. Anche le distanze fisiche con la preghiera vengono colmate. Dio non è mai distante, anche in tempo di pandemia”.
ari fratelli e sorelle,