I 14 vescovi del Pacifico colombiano sono riuniti da martedì fino a oggi in un incontro convocato d’urgenza, per affrontare il tema della crescente violenza, che riguarda le regioni occidentali e sud-occidentali del Paese, in particolare i dipartimenti di Chocó, Valle del Cauca (soprattutto nella città portuale di Buenaventura), Cauca e Nariño. Proprio nel contesto dell’incontro è emersa la notizia che il vescovo di Buenaventura, mons. Rubén Darío Jaramillo, ha subito recentemente minacce di morte da parte di gruppi criminali, che ostentano il proprio potere sulla città, primo porto colombiano del Pacifico e snodo strategico per tutti i tipi di traffico contro la legge. “Come pastore non posso abbandonare il mio popolo”, ha dichiarato il vescovo, confermando la volontà di proseguire con la sua opera di denuncia.
Moltissimi i messaggi di solidarietà giunti a mons. Jaramillo. Il ministro dell’Interno, Daniel Palacios Martínez, oltre a condannare le minacce contro il vescovo, ha annunciato di aver rafforzato la sua protezione. Segno evidente che le minacce vengono ritenute credibili.
¡No dejaremos que sigan amedrentando a la comunidad, ni a sus líderes! Rechazamos las amenazas contra Monseñor Rubén Darío Jaramillo, obispo de #Buenaventura. La @PoliciaColombia está al frente de la situación. El Gobierno Nacional ha reforzado sus medidas de protección.
— Daniel Palacios (@DanielPalam) March 3, 2021
Da molti anni un vescovo colombiano non era così esposto a livello di sicurezza. “Dobbiamo proteggerlo e dagli tutte le garanzie perché continui a denunciare la corruzione, la violenza, gli sfollamenti e il narcotraffico”, ha commentato la vicepresidente della Repubblica, Martha Lucia Ramírez.
Nuestra solidaridad con Obispo de Buenaventura monseñor Rubén Darío Jaramillo y rechazo a las amenazas de muerte en su contra. Debemos protegerlo y darle todas las garantías para que siga denunciando la corrupción, violencia, desplazamientos y narcotráfico que sufre ese pueblo.
— Marta Lucía Ramírez (@mluciaramirez) March 3, 2021
Solidarietà e richiesta di protezione sono arrivate anche dall’Ufficio per i diritti umani delle Nazioni Unite. Solo una settimana fa il presule si era riunito con la rappresentanza in Colombia dell’Unione europea, con gli ambasciatori di vari Paesi (Germania, Francia, Norvegia e Svezia) e con varie ong.