“Poco meno di un terzo delle famiglie italiane pensa di ridurre i consumi per alimentari, abbigliamento e calzature e beni e servizi per la casa nei primi mesi del 2021; tra questi, per circa la metà la contrazione della spesa sarebbe inferiore al 20 per cento, per poco meno di un terzo sarebbe superiore al 30 per cento”. È quanto emerge dalla terza edizione dell’Indagine straordinaria sulle famiglie italiane (Isf) condotta dalla Banca d’Italia a fine novembre 2020 su un campione di oltre 2.000 nuclei familiari.
Quasi la metà delle famiglie che intendono comprimere tali spese, spiega BankItalia, “dichiara di voler acquistare beni di qualità inferiore; i tre quarti pensano di modificarne la quantità. Le aspettative di flessione dei consumi interesserebbero soprattutto i nuclei che al momento dell’intervista risiedevano nelle Regioni rosse e arancioni e anche poco più di un quarto di coloro che si aspettano un incremento di reddito nel 2021”.
Dall’indagine emerge che “oltre la metà della popolazione vive in famiglie che dichiarano di non disporre di risorse finanziarie sufficienti a mantenere uno standard minimo di vita per almeno tre mesi in assenza di entrate, in linea con quanto rilevato in primavera; più di un quinto degli individui si trova in questa condizione e ha contemporaneamente subito un calo del reddito familiare nel 2020”. Ciononostante, rispetto alla precedente rilevazione, sono rimaste elevate le intenzioni di risparmio: più del 40% dei nuclei ritiene di poter spendere meno del proprio reddito annuo nei successivi dodici mesi.
La spesa effettuata in novembre per abbigliamento, alberghi, bar e ristoranti è stata inferiore al periodo precedente la pandemia per circa l’80% delle famiglie; a causare la flessione non solo le minori disponibilità economiche ma anche la paura del contagio e la volontà di accantonare risorse per fronteggiare eventi imprevisti.