“Domani riascolteremo le parole con cui la liturgia ci chiede di rinnovare la nostra adesione a Cristo e di esercitare fedelmente il nostro ministero. Ma ogni anno, nel ‘qui ed ora’ del nostro tempo e della nostra storia, sentiamoci interpellati in maniera diversa”. Lo ha scrive mons. Luigi Renna, vescovo di Cerignola-Ascoli Satriano, nella sua riflessione tenuta al clero, in vista della celebrazione della messa crismale. “Io credo che il Signore e la Chiesa oggi ci chiedano di rinnovare la fedeltà ad un ministero di consolazione, simile a quello di Geremia. Il Signore ci chiama ad aprire gli occhi su tante situazioni che stanno sotto i nostri occhi”.
Dal presule l’invito a guardare alla “nostra terra, segnata dalla pandemia”, “un mondo malato in cui abbiamo avuto la pretesa di vivere da persone sane”. “Sotto i nostri occhi ci sono poi le disuguaglianze sociali che sono quelle della nostra terra e del mondo intero, sulle quali il Papa ci ha invitato ad aprire gli occhi con la Fratelli tutti, riproponendo in chiave interreligiosa la parabola evangelica del Buon Samaritano”. L’attenzione anche per la situazione sociale di “scarsa fiducia nel futuro”, che “è frutto non solo della pandemia, ma di una progettualità sulla famiglia che è quasi assente nelle nuove generazioni, per motivi economici e culturali”. “L’annuncio del Vangelo della famiglia si fa urgente – è il monito -. Sta emergendo la questione dei giovani come persone da ‘consolare’ per deficit di speranza sul loro futuro e perché vittime di un consumismo che sta svuotando chi non ha il supporto di una educazione attenta e sta colpendo soprattutto le ragazze”.
Infine, l’impegno chiesto a sacerdoti e religiosi è quello di “una formazione di uomini e donne capaci di consolare”. “Il nostro ministero è chiamato a ‘contagiare’ altre persone, soprattutto nel mondo dell’associazionismo, che resiste e va aiutato a formarsi e a testimoniare la speranza, in un ministero di consolazione che nel laicato riveste svariate forme”.