“Più lavoro sul concetto della transizione, più mi rendo conto di quanto sia importante sviluppare un modello adattivo basato sulla conoscenza della situazione e delle istanze presenti”. Così il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani che, intervenuto in diretta alla Conferenza preparatoria della Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile, ha aperto una riflessione sul concetto di transizione ecologica e sulle nuove sfide che il Ministero dovrà affrontare.
“Quello della transizione ecologica non è concetto univocamente definito tra gli Stati – ha affermato -, c’è un tale divide a livello planetario che quello che per noi è transizione per altri potrebbe essere una sfida irraggiungibile; d’altro canto, anche tra i Paesi di aree omogenee i punti di partenza possono essere molto diversi. Di solito il punto di arrivo per noi è definito dai grandi accordi internazionali, ma non basta: è necessario trovare e definire il migliore percorso per arrivare dal punto A al punto B, e la migliore via non è quella lineare”. In questo momento difficilissimo, “con la pandemia mondiale del Covid, è quanto più necessario conciliare istanze diverse. Siamo in un momento in cui la sofferenza sociale è elevatissima e non solo l’economia sta pagando un pegno formidabile. Non possiamo né dobbiamo ignorare le difficoltà che si stanno vivendo”.
“La transizione per la prima volta ci mette di fronte a un approccio che non può essere né globale né locale: si usa in genere il termine glocal; ed è questo l’approccio che bisognerà utilizzare – ha spiegato Cingolani -. Abbiamo un pianeta diviso tra Stati debitori e Stati creditori, abbiamo un chiarissimo divide dal punto di vista dell’energia, dell’aspettativa di vita, della scolarizzazione, della disponibilità di acqua. La transizione va oltre il concetto consolidato di ecologia, è una transizione globale e antropologica. L’ecologia dobbiamo pensarla non solo dal punto di vista dell’ambiente, ma dobbiamo pensare all’ecologia della mente, della società, cioè a un sistema che si regga in piedi con delle regole armoniche. Quindi: la visione è globale, ma le soluzioni devono essere innestate nel tessuto locale”.
“La correlazione tra un pianeta in salute, le persone in salute e una società giusta è il vero obiettivo della transizione – ha aggiunto il ministro -; su questo non abbiamo la ricetta, non ce l’ha nessuno, stiamo cercando di capire dove andare, di capire la direzione. Essere europei, in un continente più visionario e saggio di altri, ci aiuta ma il problema come detto è glocal”.