“Fare Pasqua significa fare esperienza reale e concreta della misericordia di Dio in Cristo. Guardando il Crocifisso con gli occhi del centurione, facciamo la nostra professione di fede e diciamo: ‘davvero quest’Uomo è Figlio di Dio’. Saremo abbracciati dalla sua misericordia che salva e guarisce”. A chiederlo è stato mons. Francesco Savino, vescovo di Cassano all’Jonio, durante la messa celebrata ieri nella basilica cattedrale per la Domenica delle Palme.
Il rinnegamento di Pietro, ha evidenziato, “è parallelo al tradimento di Giuda, preannunciato da Gesù nel cenacolo e poi perpetuato nel giardino degli ulivi”, ma mentre dopo il rinnegamento, Pietro, “uscito fuori, scoppiò a piangere”, dopo il tradimento Giuda “uscito fuori, andò a impiccarsi”. “Queste due storie di tradimento continuano in ognuno di noi – l’annotazione del presule –. Quante volte ci comportiamo come Pietro! Ci siamo trovati spesso nella condizione di testimoniare la nostra fede, le nostre convinzioni cristiane, e abbiamo preferito tacere pur di non esporci al giudizio degli altri. L’abbiamo fatto con le nostre azioni o con il nostro silenzio. Anche la vicenda di Giuda ci appartiene tutta” e “il nostro tradimento è aggravato dal fatto che sappiamo meglio di Giuda chi è Gesù”.
La differenza, ha concluso Savino, è che “Pietro ebbe fiducia nella misericordia di Cristo, Giuda no! Sul Calvario accade di nuovo: dei due malfattori uno maledice, insulta e muore disperato, l’altro grida: ‘Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno’, e si sente rispondere: ‘In verità ti dico: oggi sarai con me in paradiso’”.