“In questo tempo di pandemia abbiamo avuto molte testimonianze di come il dono dà sollievo, cura, ridona la vita. Il dolore delle persone ci ha fatto comprendere l’impegno per le cure. Come la tenerezza delle persone ci ha fatto capire che c’è speranza”. Lo ha affermato questa mattina l’arcivescovo di Ferrara-Comacchio, mons. GianCarlo Perego, durante la messa che ha presieduto nella casa circondariale cittadina con cui ha celebrato la Pasqua con i detenuti.
Commentando la pagina evangelica di Marta e Maria nella casa di Betania e quanto compiuto da Maria che ha voluto lavare, profumare e asciugare i piedi di Gesù, l’arcivescovo l’ha definito “un gesto di accoglienza e di servizio che Giuda non comprende e giudica uno spreco. Gesù considera il gesto, invece, non una dimenticanza dei poveri, ma un segno di fede e di amore”. “Non dobbiamo mai mettere in contrapposizione bellezza e povertà, dono e risparmio”, ha ammonito mons. Perego. “E il dono del profumo di Maria – ha proseguito – è già segnato dalle parole di Giuda, il traditore, e dai propositi di morte dei sacerdoti: è già il profumo che richiama la morte e il sepolcro, ma anche la vita nuova. Il profumo è segno di morte e di vita”. “Coloro che hanno il ‘profumo di Cristo’ talora rischiano di provocare la nostra coscienza, di denunciare il nostro peccato”, ha aggiunto l’arcivescovo. “La Chiesa – ha spiegato – è chiamata ad essere dappertutto, anche in carcere, come la casa di Betania, dove si ascolta Gesù, si spreca il profumo per Gesù, sapendo che l’educazione del cuore, l’educazione alle beatitudini passa sempre attraverso il dono, che apre i nostri occhi su Dio e gli altri”. “Prepariamoci a vivere la nostra Via Crucis con Gesù, ma anche a vivere la gioia della Pasqua, che è gioia, giustizia, riconciliazione, che il profumo di Maria ci ricorda”, ha concluso Perego, augurando che “a tutti il Signore faccia giungere i doni della gioia e della pace”.