Ventuno organizzazioni della società civile boliviana, tra cui la Pastorale sociale Caritas e la Fondazione Jubileo, espressioni della Chiesa, denunciano in un documento diffuso sabato scorso “il deterioramento delle istituzioni e delle normative fondamentali in cui si regge uno Stato democratico”. Il riferimento è ai recenti arresti ordinati dalla magistratura, in riferimento ai fatti del novembre 2019, quando il potere passò da Evo Morales a un Governo d’emergenza presieduto da Jeanine Áñez. Come è noto, le recenti elezioni sono state vinte da Luis Arce, del Mas, lo stesso partito di Morales. L’ex presidente è tornato in Bolivia dal suo “esilio” argentino e non ha mai smesso di gridare al golpe per quanto accaduto nel 2019. Tesi ora raccolta dalla magistratura.
Le organizzazioni denunciano il “processo prolungato di deterioramento delle garanzie, dei diritti e delle istituzioni fondamentali che sostengono la piena validità di uno Stato democratico. Questo deterioramento ha le sue radici, da un lato, in un modello economico basato su attività estrattive e attività economiche illegali” e, dall’altro in una “struttura del potere politico che concentra il controllo di tutti gli organi, a scapito dell’indipendenza dei poteri, esercitando la violenza e non rispettando la necessaria autonomia delle organizzazioni della società civile”.
In particolare, il documento, sottolinea il “disastro” del sistema giudiziario, “la sua mancanza di rispetto per le istituzioni, di indipendenza come organo statale, la sua manipolazione e subordinazione al partito che è al potere”.
Le organizzazioni parlano di un’escalation di criminalizzazione, peraltro denunciata da organismi internazionali, e chiedono, al contrario, “il rispetto dell’indipendenza dei poteri”, e alle autorità di esercitare il proprio ruolo di garanzia, promovendo “la riconciliazione della società in tutti i suoi elementi”.