“Tonino – come affettuosamente veniva chiamato – si è offerto per questa terra, fino all’estremo sacrificio. Nessuno può negare, infatti, che il tarlo quotidiano, l’impegno costante, la passione divorante della sua vita è stata Amatrice e la sua rinascita”. Lo ha detto oggi monsignor Domenico Pompili, vescovo di Rieti, nell’omelia durante i funerali del sindaco di Amatrice Antonio Fontanella. “Non a caso, il male l’ha colpito proprio quando stava per avviare il processo di ricostruzione del centro storico e che lunedì prossimo sarà finalmente varato”, ha osservato il vescovo di Rieti. “L’unità del popolo – ha aggiunto – richiede sempre un prezzo da pagare. Qui non si tratta di fare di ‘Maciste’, un ‘supereroe’. La sua intelligenza libera e la sua ironia sorniona non lo consentirebbero. L’eroismo qui è di chi attende senza disperare, di chi si impegna senza aspettare tutto dall’alto, di chi continua a vivere e non soltanto a lasciarsi vivere. Ma certo il sindaco è stato la calamita che ha accompagnato questo processo di resistenza e lo ha orientato con vigore”. Monsignor Pompili ha poi fatto notare che “chi guida un popolo non è mai l’uno o l’altro, una fazione contro l’altra” ma guarda ad “un bene più alto, il ‘bene comune’. Non dimentichiamolo nel prossimo futuro per non incappare nella celebre invettiva di Dante che fece l’Italia ben prima della sua unità politica: ‘Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave senza nocchiere in gran tempestaì”. Il “nocchiero” di Amatrice, ha concluso il vescovo, “può essere soltanto una comunità coesa e non divisa, una visione comune e non una guerra tra poveri. Come l’aveva sempre immaginata nei suoi plastici il papà di Antonio, Costantino. La visione artistica del papà, trasfusa nel cuore del figlio, torni ad ispirare i nostri passi e ad illuminare i nostri cuori!”