Colombia: autobomba provoca 43 feriti mentre il Tpp e il Tavolo ecumenico per la pace documentano le violenze contro indigeni e Chiesa

È di 43 feriti (almeno 6 gravi), tra cui 11 funzionari comunali, il bilancio dell’attentato compiuto ieri a Corinto, nel dipartimento sud-occidentale colombiano del Cauca. Un’autobomba è esplosa nel pomeriggio, ancora alla luce del giorno, di fronte al municipio, in uno dei luoghi simbolo della “resistenza indigena” colombiana. La zona, che nei decenni scorsi è stata una roccaforte delle Farc, è ora contesa dalla dissidenza Farc (fronte Dagoberto Ramos), dall’altra guerriglia dell’Eln, da gruppi armati e dai cartelli del narcotraffico. Come accennato, Corinto, come il comune confinante, Toribío, sono municipi storicamente guidati dagli indigeni, in prevalenza Nasa, attraverso il Cric (Consiglio regionale indigeno del Cauca). A Toribío fu ucciso nel 1984 padre Álvaro Ulque, il primo sacerdote indigeno della Colombia. A continuare la sua opera sono stati i missionari della Consolata.
Proprio rappresentanti del Cric sono stati presenti in questi giorni alle sessioni del Tribunale permanente dei popoli, portato dalla Fondazione Basso in Colombia per la terza volta, proprio con l’obiettivo di denunciare il “genocidio” di leader indigeni e difensori dei diritti umani. In particolare, in apertura ha portato la sua testimonianza Aida Ulchue, leader del Cric. E sempre ieri si è svolta la presentazione di un rapporto del Tavolo ecumenico per la pace e di altre organizzazioni, di fronte alla Giurisdizione speciale per la pace. Nel rapporto di documenta la violenza subita per decenni dalle organizzazioni ecclesiali che si sono battute a fianco dei gruppi più poveri. Circa 500 le vittime di persone che hanno rappresentato esplicitamente questa vicinanza della Chiesa.
Intanto, ancora dal Cauca arriva un allarme lanciato attraverso i social da padre Hilario Cuero Montaño, sacerdote del vicariato apostolico del Guapi, il quale denuncia che nel municipio di Timbiquí “stiamo vivendo una crisi umanitaria, 22 famiglie, 2212 persone hanno dovuto fuggire dall’abitato a causa dei gruppi armati. La Chiesa sta accompagnando queste famiglie. Rivolgiamo un appello al Governo nazionale e dipartimentale”.

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