Gesù è una persona, non un personaggio. A spiegarlo è stato il card. Raniero Cantalamessa, nell’ultima predica di Quaresima, svoltasi in Aula Paolo VI alla presenza del Papa. “Il personaggio – ha spiegato il cardinale – è uno di cui si può scrivere quanto si vuole, ma con il quale non è possibile parlare, e per la grande maggioranza dei cristiani Gesù è un personaggio”. Di qui la necessità di riattualizzare il dogma di “Gesù vero Dio e vero uomo”, proprio attraverso la conoscenza di Gesù come persona. A questo proposito, il cardinale ha raccontato un aneddoto personale, che risale al tempo dei suoi studi: “Conoscevo tutto di Gesù, ma non conoscevo Gesù in persona. Conoscevo libri su Gesù, dottrine su Gesù, definizione di Gesù, ma non conoscevo lui persona vivente, presente, quel tu che mi stava davanti, non conoscevo lui quando mi occupavo di lui come storico della Chiesa. Avevo avuto una conoscenza impersonale della persona di Cristo”. Poi una frase di San Paolo – “Perché io possa conoscere lui” – gli ha fatto cambiare prospettiva: “Era come incontrare una persona dal vivo dopo che uno per anni ne ha conosciuto la fotografia”. “La persona non si conosce nella sua realtà se non si entra in relazione con essa”, la tesi di Cantalamessa: “Dobbiamo raggiungere la persona stessa e mediante la fede toccarla”. “Dobbiamo guardare con occhi di fede il mondo che ci circonda, anche oggi che l’uomo ha acquisito il potere di sconvolgere il mondo”, ha concluso il cardinale: “Quello che Paolo chiama altezza sono per noi oggi l’infinitamente grande e l’infinitamente piccolo. In questo momento preciso quell’infinitamente piccolo tiene in ginocchio l’umanità. Tra una settimana sarà Venerdì Santo. Risorgendo, Gesù non è tornato alla vita di prima come Lazzaro, ma ad una vita migliore. Speriamo che sia così anche per noi, che il mondo esca migliore dal sepolcro della pandemia”.