Un’Unione, quella di Inghilterra, Scozia, Galles e Irlanda del Nord, che rischia di soccombere, dopo cinquecento anni di convivenza, sotto i colpi della Brexit e della pandemia. Al webinar “Uno sguardo sull’isolamento. Devoluzione: cambiamento, continuità e crisi” i politologi Richard Wyn Jones dell’università di Cardiff, Ailsa Henderson, dell’università di Edinburgo, e sir John Curtice, il più esperto conoscitore di sondaggi del Regno Unito, docente di Politica all’università di Strathclyde a Glasgow hanno concordato. “Sono in continuo calo gli abitanti del Regno Unito che si definiscono ‘British’”, ha esordito Henderson, “e in aumento coloro che si identificano con i termini ‘inglesi’, ‘scozzesi’ e ‘gallesi’. E la Brexit ha rafforzato questo fenomeno”. “È stata la Brexit a sollevare in Galles, per la prima volta, il problema dell’indipendenza”, ha aggiunto Wyn Jones. “La questione chiave delle elezioni del 6 maggio per il parlamento scozzese è se lo Scottish National Party, il partito che si batte per l’indipendenza da Londra, riuscirà ad ottenere da solo una maggioranza complessiva”, ha spiegato sir John Curtice: “Se questo risultato c’è, sarà molto difficile per il premier Boris Johnson non concedere un secondo referendum perché questo è proprio quello che il primo ministro David Cameron ha dovuto fare, trovatosi in condizioni analoghe, nel 2014”. “Non è ancora chiaro come andranno le elezioni”, ha spiegato ancora l’esperto, “ma la configurazione del sostegno ai partiti è molto diversa da quella di sette anni fa. In questo momento metà dell’elettorato è a favore del distacco della Scozia dal Regno Unito, mentre questa percentuale era il 45% nel 2014. Il motivo è la Brexit, che ha indebolito il sostegno per l’Unione a nord del vallo di Adriano”.
“Inoltre a sostenere il partito indipendentista è l’elettorato che vuole vincere un secondo referendum mentre in passato molti degli elettori sceglievano l’Snp per la sua capacità di governare la regione”, ha aggiunto Curtice. “A dominare la politica britannica dei prossimi cinque anni sarà il punto di domanda sul Regno Unito. La questione se questa nazione ha ancora senso come legame di quattro diverse regioni”, ha detto l’ex ministro del dipartimento per l’uscita dalla Ue Philip Rycroft: “In questo momento i vari ministeri del governo britannico fanno fatica a fare i conti con la devoluzione, i poteri ottenuti dai parlamenti locali scozzese, gallese e nordirlandese”.