“In sette anni, il conflitto in Yemen ha causato la morte di 233.000 persone; più della metà dei decessi derivano da cause indirette, come mancanza di viveri o di cure. Per il quarto anno consecutivo, il Paese rappresenta la peggiore crisi umanitaria al mondo ed è sull’orlo della carestia”. Ricordando le difficoltà del Paese, Azione contro la fame chiede alla comunità internazionale “di sostenere le operazioni umanitarie in linea con le esigenze attuali e, allo stesso tempo, di adoperarsi con l’obiettivo di facilitare l’accesso umanitario e di proteggere i civili dalla fame causata dal conflitto”.
Nello Yemen, d’altra parte, “oltre l’80% della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà e almeno 20 milioni di persone hanno bisogno, oggi, di assistenza umanitaria. Milioni di yemeniti, allo stato attuale, sono privati dell’accesso alle strutture mediche necessarie, all’acqua potabile e anche a una occupazione adeguata a far fronte ai bisogni essenziali”.
L’insicurezza alimentare e la malnutrizione costituiscono, inoltre, un grave problema. “Più di 16 milioni di persone, infatti, soffrono la fame e 400.000 bambini sotto i cinque anni rischiano, quest’anno, di morire di malnutrizione acuta grave se non ricevono cure urgenti.
L’economia dello Yemen ha subito un rallentamento catastrofico negli ultimi mesi. Il Paese dipende per il 90% dalle importazioni di grano e di altri prodotti alimentari di base, mentre il valore del Riyal è sceso del 250% rispetto al periodo precedente al conflitto. Cibo, acqua e generi di prima necessità sono inaccessibili per molte famiglie, che devono sostenere un aumento dei costi fino al 140% in più”, precisa Azione contro la fame.
Ad oggi, i donatori internazionali hanno sostenuto solo il 10% dei 3,85 miliardi di dollari che saranno necessari per condurre le operazioni umanitarie in Yemen nel 2021. Per questa ragione, Azione contro la fame ritiene che “solo nuovi sostegni umanitari, importazioni agevolate di beni essenziali per la popolazione e un sempre maggiore rispetto del diritto internazionale umanitario delle parti in conflitto possano spezzare l’attuale circolo vizioso esistente tra guerra e fame”.