Una gara di solidarietà di siriani di fede cristiana e musulmana per salvare la vita ad una giovane studentessa al quinto anno della Facoltà di Medicina dell’Università di Aleppo. Accade in Siria dove da 10 anni si combatte una guerra senza fine, che ha devastato il Paese ora messo in ginocchio anche dalla pandemia e dalla crisi economica. Nonostante tutto ciò nel Paese mediorientale c’è ancora spazio per “un raggio di speranza che riscalda i cuori e che fa immaginare un futuro più luminoso”. La giovane si chiama Pamela e la sua storia è raccontata dall’agenzia salesiana Ans: “Pamela è una studentessa al quinto anno della Facoltà di Medicina dell’Università di Aleppo. Poiché da circa due mesi manifestava diversi sintomi allarmanti, si è sottoposta a diverse analisi”. Dai risultati è emersa la necessità di “una grande fornitura di plasma sanguigno – una media di 13 sacche per sessione – e per diverse sessioni”. Considerato che una sacca di plasma è ottenuta da 7 sacche di sangue è apparso subito chiaro ai medici che bisognava poter contare sul più alto numero possibile di donatori per assicurare la quantità di plasma richiesta vista anche la gravità della situazione. È partita così, racconta l’agenzia Ans, una catena di telefonate dapprima ad Aleppo e poi in tutta la Siria per le donazioni. Attraverso le reti sociali e le condivisioni dei messaggi sono partiti appelli che esortavano a contattare e motivare il maggior numero possibile di donatori di sangue dal gruppo 0 positivo. “Il risultato è stato visibile nella mattinata del 21 marzo: alla porta della banca del sangue si sono presentate moltissime persone, giovani e anziani, uomini e donne, musulmani e cristiani conoscenti o no di Pamela, accorse per esprimere il loro amore e la voglia di fare il bene”. “E non sono andati via, finché la banca del sangue non ha chiuso”, racconta il salesiano aleppino, don Pier Jabloyan. “Vogliamo condividere questo fatto per dire che c’è sempre speranza, nonostante la brutalità della guerra e il pesante disagio economico che sta passando la Siria. Di fronte a una richiesta di aiuto, abbiamo trovato la solidarietà e la vicinanza tra i cittadini siriani e oggi assistiamo a un amore sincero e una risposta senza pari per Pamela”, commenta ancora il salesiano. “I figli spirituali di Don Bosco – conclude Ans – non sono stati a guardare: sia ad Aleppo, sia in Siria e in tutto il Medio Oriente, non hanno esitato a dare sostegno da vicino o da lontano a Pamela, incoraggiandola, sostenendola e facendo pregare per lei”.