Vergogna e dolore per quanto le vittime di abuso hanno sofferto, sono stati espressi dal card. John Dew, arcivescovo di Wellington, che ieri è intervenuto con una dichiarazione pronunciata a nome della Chiesa cattolica del Paese, nella seconda fase dell’udienza della Commissione reale di inchiesta sugli abusi ad Auckland. La Commissione reale sta indagando sugli abusi che si sono verificati anche all’interno della Chiesa cattolica in Nuova Zelanda prendendo in esame in particolare il periodo che va dal 1950 al 1999, sebbene possano essere ascoltate anche testimonianze al di fuori di questi anni. L’indagine include l’abuso sessuale, fisico, emotivo e psicologico. L’inchiesta è comunque ad ampio raggio: nei giorni precedenti, sono stati ascoltati rappresentanti dell’Esercito della Salvezza e della Chiesa anglicana in Nuova Zelanda e simili udienze si sono svolte sugli abusi che si sono verificati nelle istituzioni statali. La Commissione è stata istituita dal governo ed è completamente indipendente dal governo stesso, dai vescovi cattolici e dalle congregazioni religiose. Questa settimana saranno ascoltati rappresentanti della Chiesa cattolica in Nuova Zelanda: da martedì a venerdì, stanno prendendo la parola fr. Peter Horide, dei Fratelli Maristi, Virginia Noonan, direttrice del “National Office for Professional Standards”, organismo della Chiesa cattolica nato per gestire i casi di denuncia che coinvolgono membri del clero e delle congregazioni religiose, fr. Timothy Duckworth, della Società di Maria, e venerdì il card. John Dew, arcivescovo di Wellington. Ieri, in apertura di udienza, il cardinale ha comunque preso la parola: “La nostra speranza – ha detto – è che questa Commissione ci guidi e ci aiuti a essere una Chiesa migliore. Una Chiesa in cui questa tragedia dell’abuso sia affrontata e cessi per sempre per essere una Chiesa che dà vita e speranza. Questa è la nostra missione. Sappiamo di avere ancora molto da imparare”. In udienza, il cardinale Dew si è presentato in giacca e cravatta. La Commissione reale ha infatti stabilito che nessun partecipante alle udienze pubbliche potesse indossare abiti o uniformi religiosi, per non urtare la sensibilità dei sopravvissuti la cui cura e benessere è al centro dell’interesse della Commissione. Una dichiarazione di apertura a nome della Chiesa cattolica è stata rilasciata dall’avvocato Sally McKechnie. “Come il card. Dew sottolineerà venerdì, i vescovi e i leader delle congregazioni religiose esprimono il loro profondo rammarico per il fatto che qualcuno abbia subito un danno mentre era sotto la cura della Chiesa cattolica, quando avrebbero dovuto essere al sicuro. La Chiesa riconosce che c’è stato un fallimento e non c’è dubbio che bisognerà esaminare come e perché questi fallimenti si siano verificati e porre rimedio. I vescovi e i leader delle congregazioni religiose continueranno a lavorare per migliorare questi processi di inchiesta in modo che tutti i sopravvissuti siano ascoltati e supportati. Come parte di questo processo in corso, la Chiesa è presente, con la piena disponibilità a partecipare all’inchiesta e nel desiderio di migliorare e impegnarsi nel cambiamento”.