“Non esistono ragazzi irrecuperabili. Tutti sono recuperabili se c’è un progetto con la ‘p’ maiuscola grazie a una rete di interventi”. A dirlo è Paolo Rozera, direttore generale dell’Unicef Italia, intervenuto durante il webinar “Persone di età minore e cittadinanza: i diritti dell’infanzia e adolescenza in Italia: tra teoria e prassi” oggi pomeriggio. Il direttore ha dedicato un approfondimento alla salute mentale nei minori. “In questo campo – afferma – ci sono ancora molti tabù. Oggi le statistiche ci dicono che fumano meno e bevono meno. Ma esiste un rischio forte per la salute mentale. Negli ultimi trenta anni sono aumentati i casi di depressione che è la principale causa di disabilità fra i giovani. I dati dell’Oms ci dicono che oggi è la terza causa di morte fra i 15 e i 19 anni. Quando si parla di salute mentale non ci sono distinzioni fra primo o terzo mondo. Ad oggi non c’è un Paese che abbia vinto questa sfida. Il costo del degrado della salute mentale è uno dei più grossi oneri economici per le società. Non stiamo affrontando quindi un problema che ci costa tantissimo. Una diagnosi precoce di un problema di salute mentale è ostacolato sempre più dallo stigma che impedisce alla comunità di parlare di salute mentale. Nell’ultimo anno i ragazzi hanno subito veramente di tutto”. Quali soluzioni? “Sicuramente fare rete – risponde -. Per me uno dei modi per combattere la salute mentale è ascoltare tutti. L’ascolto è importante ma ad oggi non esiste un manuale per i processi che riguardano i minori. Ci possono essere giudici più o meno sensibili”. “Per me – conclude – le soluzioni solide si costruiscono quando intorno al tavolo si siedono tutti”.