Negli ultimi tre anni, in Yemen, tra le vittime civili 1 su 4 era un bambino: 2.341 minori (il 22,85% del totale) che hanno perso la vita tra il 2018 e il 2020 a causa di un conflitto che, il 25 marzo, segna il suo sesto anniversario. Sono i dati diffusi oggi da Save the children, a 6 anni dall’inizio di un conflitto che sta diventando sempre più mortale per i bambini: se nel 2018 i minori rappresentavano una vittima su cinque tra i civili, nel 2019 e nel 2020 il rapporto è salito a 1 su 4. Oggi in Yemen, la cui popolazione sta affrontando la più grande crisi umanitaria al mondo, 2 persone su 3 hanno urgente bisogno di aiuto per sopravvivere e i bambini continuano a morire a migliaia, oltre che per le bombe, per cause facilmente prevenibili. Attualmente, nel Paese, 11,3 milioni di bambine e bambini necessitano di assistenza umanitaria. Uno scenario ulteriormente inasprito dalla carestia, aggravata dai tagli agli aiuti recentemente annunciati, dalle restrizioni di lunga data all’accesso umanitario fino al collasso economico, dagli attacchi alle infrastrutture civili come scuole e ospedali fino ai combattimenti in corso nelle aree densamente popolate. “1,8 milioni di bambini sotto i 5 anni di età – spiega Save the Children – risultano attualmente malnutriti, tra i quali circa 400mila affetti da gravi forme di malnutrizione”. Nel Paese, inoltre, 2 milioni di bambini sono tagliati fuori dalla scuola. “I bambini yemeniti vivono da sei anni un incubo orribile e senza fine – dice Xavier Joubert, direttore di Save the Children in Yemen -. Continuano a essere uccisi e feriti quasi quotidianamente. Vanno a letto affamati, vedono persone che muoiono di fame e non posso andare a scuola. Ogni giorno i bambini rischiano di morire o di restare feriti se si avventurano fuori; sono vittime dei frequenti bombardamenti che prendono di mira luoghi nei quali dovrebbero sentirsi al sicuro, come case, scuole, ospedali e mercati. Tutte le parti in conflitto devono mettere in atto il prima possibile un completo cessate il fuoco, che deve servire come apripista per un impegno verso la pace e una soluzione politica a questa guerra: è l’unico modo per porre veramente fine a questa catastrofe umanitaria”.