Sono almeno 87.000 le persone dell’etnia Rohingya che hanno perso la casa a causa dell’incendio di ieri in tre campi profughi a Cox’s Bazar, in Bangladesh. E’ il dato aggiornato fornito stasera da Beppe Pedron, operatore di Caritas italiana in Asia meridionale, in costante contatto con Caritas Bangladesh, durante un webinar organizzato da Caritas e Focsiv nell’ambito della Campagna “Dacci oggi il nostro pane quotidiano”. A Cox’s Bazar vivono da anni in 34 campi profughi 850.000 persone appartenenti alla minoranza musulmana perseguitata nello Stato del Rakhine in Myanmar, totalmente dipendenti dagli aiuti delle agenzie umanitarie, tra cui Caritas. “Vivono in baracche di bambù che prendono fuoco in un attimo – ha raccontato Pedron -. Dopo il colpo di Stato in Myanmar lo scorso 1° febbraio il rientro dei Rohingya diventa impossibile. Sono indesiderati in Myanmar e mal sopportati in Bangladesh”. Il Covid-19, ha precisato Pedron, “è solo un problema che si aggiunge a tanti altri, in una situazione di povertà estrema”. “L’evento dell’incendio – ha concluso – ci dimostra ancora una volta l’estrema precarietà e fragilità dei campi profughi dove è in corso un intervento umanitario complesso. Ora le persone andranno in altri campi, aumentando la vicinanza sociale e il rischio di contagio”.