I vescovi dell’Irlanda del Nord, ancora una volta, prendono la parola per contestare un ennesimo “intervento unilaterale da parte dell’attuale governo di Westminster che mostra uno sconsiderato disprezzo per gli equilibri dell’Accordo di pace internazionale tra queste isole”. In questione questa volta sono i passi compiuti dal segretario di Stato per l’Irlanda del Nord per “aggirare l’Assemblea e costringere il ministro della Salute nord irlandese a predisporre alcuni dei servizi di aborto più estremi e liberali su queste isole”. I vescovi sono “profondamente preoccupati”, ma questo modo di procedere “dovrebbe essere motivo di grave preoccupazione per chiunque sostenga il principio di devoluzione al cuore degli Accordi del Venerdì santo”. Rispetto al tema dell’aborto, i vescovi ribadiscono che “l’uguale diritto alla vita di ogni madre e del suo bambino non ancora nato deve essere sempre rispettato e protetto”. Invece, ciò che Westminster cerca di imporre, contro la chiara volontà della maggioranza delle persone nell’Irlanda del Nord, è “una legge che mina palesemente il diritto alla vita dei bambini non ancora nati e promuove un pregiudizio ripugnante e indifendibile contro le persone con disabilità, anche prima che nascano”. Di qui la richiesta ai responsabili politici nordirlandesi di “esprimersi contro la natura profondamente discriminatoria di queste norme sull’aborto, che il segretario di Stato cerca di imporre sulle loro teste”, di “non acconsentire docilmente” all’aggiramento delle “strutture decentrate concordate a livello internazionale” e di “difendere pubblicamente il diritto di tutti i bambini nel grembo materno ad essere trattati allo stesso modo”.