Una denuncia su quello che viene definito un “impatto incommensurabile sulle popolazioni indigene e particolarmente su coloro che vivono nelle regioni amazzoniche” e insieme sulle risposte inadeguate da parte delle autorità: è stata presentata ieri, attraverso un video del provinciale dei comboniani in Brasile, padre Dario Bossi, alla quarantaseiesima Sessione dei diritti umani dell’Onu, a Ginevra. La denuncia, rivolta alla presidente della Commissione Onu per i diritti umani, Michelle Bachelet, è stata presentata a nome di varie realtà ecclesiali, come la Repam (Rete ecclesiale panamazzonica), la rete continentale Iglesias y Minería, l’ong legata ai comboniani Vivat International, Franciscans International, il Servizio inter-francescano di giustizia e pace (Sinfrajupe).
“Il nuovo ceppo di Manaus – afferma padre Bossi nel video presentato all’Onu – si è diffuso nelle regioni del Pará e oltre i confini di Colombia e Perù. Tutto questo è nato come conseguenza della mancanza di prevenzione, monitoraggio dei casi, misure e impianti sanitari adeguati. Allo stesso modo, non c’erano misure sufficienti per aiutare le vittime. Per mancanza di ossigeno, molte persone sono morte disperatamente soffocate”.
Prosegue la denuncia: “La percentuale complessiva di morti in ospedale in Brasile è più alta tra i neri e gli indigeni. Queste persone sono in pericolo massimo, senza cure sanitarie sufficienti o garanzie di priorità per ricevere le vaccinazioni. Con la tesi di ‘salvare l’economia’ non sono state stabilite rigide misure di protezione, isolamento o sospensione dei servizi non essenziali. La posizione negazionista del presidente della Repubblica è arrivata fino a scoraggiare l’uso di mascherine e di consigliare trattamenti chimici preventivi inefficaci e pericolosi per la salute. Denunciamo l’incuria dello Stato e chiediamo l’individuazione delle responsabilità del potere pubblico”.
Conclude padre Bossi: “È urgente che il governo del Brasile garantisca il vaccino con priorità alle popolazioni indigene, nonché assistenza finanziaria di emergenza per tutte le famiglie povere, sino alla fine della pandemia”.