La cosiddetta “variante brasiliana” spinge il contagio in tutto il vasto Paese sudamericano, che torna ad avere decine di migliaia di casi al giorno (ieri circa 35mila), con diverse centinaia di morti (ieri 778) e una preoccupante occupazione delle terapie intensive. L’emergenza, da Manaus e dai territori amazzonici, si è spostata in numerosi Stati e preoccupa, in particolare, la situazione degli Stati più meridionali, in questo momento di gran lunga i più colpiti (un terzo dei casi di tutto il Paese è concentrata nel Sud): Santa Catarina, Paraná e Rio Grande do Sul.
Da qui la scelta, proprio a partire da questi Stati, di vietare nuovamente la partecipazione dei fedeli alle celebrazioni eucaristiche. È questa, infatti, la scelta che è stata presa dall’arcivescovo di Porto Alegre (Rio Grande do Sul), dom Jaime Spengler, primo vicepresidente della Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile, che ha disposto la celebrazione delle messe senza presenza di fedeli fino a quando la situazione di massima allerta perdurerà nel Rio Grande do Sul, nonostante il Governo consenta una partecipazione al 10% della capienza. Lo Stato di Santa Catarina ha interdetto invece ai fedeli la partecipazione alle cerimonie religiose. Anche a Curitiba (Paraná), l’arcivescovo, dom José Antônio Peruzzo, ha disposto che le celebrazioni siano senza la presenza di fedeli. Simile decisione, nello stesso Stato è presa anche dalla diocesi di Maringá.
Nel nord del Brasile le celebrazioni con i fedeli sono state sospese a Natal (Rio Grande do Norte), mentre a Manaus, dove pure la situazione è in miglioramento, le messe saranno senza la presenza di fedeli almeno fino al 12 marzo.