Sindrome di Down: Anffas scrive al ministro Stefani, “meglio essere dimenticati un giorno e ricordati tutti gli altri 364 giorni dell’anno”

“Noi esistiamo sempre, non solo il 21 marzo 2021: forse sarebbe meglio essere dimenticati per un giorno e ricordati invece tutti gli altri 364 giorni dell’anno”. È l’amara denuncia al centro della lettera aperta che le persone con sindrome di Down e dei loro familiari afferenti ad Anffas hanno inviato al ministro per le Disabilità, Erika Stefani, in occasione della Giornata mondiale sulla Sindrome di Down che si celebrerà il 21 marzo.
“Una lettera – spiega l’Anffas – scritta in linguaggio facile da leggere (strumento che consente alle persone con disabilità intellettive e disturbi del neurosviluppo di avere e realizzare informazioni accessibili) che contiene le speranze, le paure e le aspettative delle migliaia di persone con sindrome di Down e dei loro familiari” che fanno parte dell’associazione e che hanno vissuto a causa della pandemia in corso dei “momenti terribili che purtroppo ancora sembrano non avere fine”.
Vengono menzionati diritti negati, offese, carenza o mancanza di servizi sanitari e riabilitativi, difficoltà di inclusione scolastica e inserimento lavorativo, vaccinazioni ancora non garantite: in sostanza, viene sottolineato come “il concetto di ‘persona al centro di tutto’ sia ancora molto lontano dall’essere effettivo nella nostra società”.
“Questa lettera è un vero e proprio appello”, dichiara il presidente nazionale di Anffas, Roberto Speziale. “Le persone con sindrome di Down di Anffas e i loro familiari, per tramite dell’associazione, si sono rivolte al ministro Erika Stefani per far capire in maniera diretta tutto quello che hanno passato ma anche quello che non vogliono più vedere accadere, ossia servizi mancanti, offese, pregiudizi e tanto altro ancora”, aggiunge Speziale, precisando che “non chiedono di tornare al ‘prima’ del Covid perché quel ‘prima’ non va comunque bene, non riporta ad una società che riconosce pieni diritti e pari opportunità ma anzi, ad un sistema che stigmatizza e non include, ma emargina”. “Chiedere di non essere ricordati in un giorno che universalmente è riconosciuto come il loro”, aggiunge il presidente di Anffas, “indica che le persone con sindrome di Down sono davvero stanche di non vedere rispettati i propri diritti e oggi lo possono dire dalla loro diretta voce”. “Non vogliamo più essere spettatori ma protagonisti attivi”, ed “è compito dello Stato e responsabilità delle comunità rimuovere le barriere alla partecipazione e garantire pieni diritti e pari opportunità”, conclude Speziale: “l’auspicio è che il ministro Stefani faccia proprio questo appello e ci aiuti a raggiungere tali obiettivi”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Chiesa