Regno Unito: Corte di appello, interrompere i supporti vitali della piccola Pippa Knight. Il vescovo Sherrington, sbagliato porre termine a una vita

“La decisione dei giudici di dare ai medici il permesso di interrompere i supporti vitali della piccola Pippa Knight basato sulla qualità di vita di questa bambina o sul suo valore non le riconosce l’inerente dignità umana con la quale è nata”. Con queste parole il vescovo John Sherrington, responsabile del settore bioetica per la Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles, commenta la notizia secondo cui i giudici della Court of Appeal, il tribunale d’appello britannico, hanno respinto il ricorso della mamma di Pippa che vuole che la bambina sia mantenuta in vita. La piccola ha cinque anni e da due è in stato vegetativo a causa di una rara malattia neurologica, la encefalopatia necrotizzante acuta. La battaglia legale è cominciata nel dicembre 2020 quando i medici dell’Evelina Children Hospital di Londra, dove è in cura Pippa, erano ricorsi ai giudici ritenendo che la piccola non avesse alcuna speranza di miglioramento e fosse “nel suo migliore interesse” farla morire, privandola della ventilazione artificiale. “Dobbiamo assicurarci che cure adeguate vengano garantite dove c’è ancora vita anche nel caso di una grave malattia o disabilità”, scrive ancora il vescovo John Sherrington in un comunicato. “Tali cure comprendono nutrizione e idratazione che non sono cure o medicine a meno che non siano troppo opprimenti. Non è mai nel migliore interesse di un paziente malato in modo critico l’interruzione della sua vita per un giudizio dato sulla sua qualità”.

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