“Il razzismo e la discriminazione razziale contro le persone di origine africana rimangono un problema diffuso ma non riconosciuto in Europa. È ora di riconoscerlo e di adottare misure per combattere più efficacemente l’afrofobia”: parole di Dunja Mijatović, Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, in vista della Giornata internazionale per l’eliminazione della discriminazione razziale (21 marzo) e in relazione alla pubblicazione oggi di un rapporto del Consiglio che fotografa la situazione. Le persone di origine africana “continuano a essere esposte a forme particolarmente gravi di razzismo e discriminazione razziale”: stereotipi, violenza razzista, approcci razziali nella polizia e nella giustizia penale, il perpetuarsi di disuguaglianze sociali ed economiche. A rendere più grave la situazione è il silenzio o addirittura la negazione del problema: violazioni dei diritti umani verso persone di origine africana “non vengono adeguatamente presi in considerazione, anche quando attestati in modo affidabile”; “insufficienti sono gli sforzi per affrontare l’eredità del colonialismo e della tratta degli schiavi”; mancano “sforzi educativi e di sensibilizzazione”. E per i difensori dei diritti umani di origine africana, attivisti e ong impegnate nella lotta all’afrofobia il prezzo va da minacce, a varie forme di pressione, censura, sanzioni indebite. Eppure ci sono “standard e linee guida internazionali” per combattere il razzismo e la discriminazione, ricorda il Commissario, che sollecita azioni su più livelli per contrastare il problema.